“In questo tempo c’è tanto silenzio. Si può anche sentire il silenzio. Che questo silenzio, che è un po’ nuovo nelle nostre abitudini, ci insegni ad ascoltare, ci faccia crescere nella capacità di ascolto. Preghiamo per questo. (Papa Francesco)”.
Stiamo vivendo un tempo molto particolare, fatto di tante emozioni, sensazioni, umori e silenzi, un’esperienza completamente nuova. In questa prova forse, abbiamo capito qualcosa di importante, abbiamo imparato ad abitare il tempo (che non a caso era il tema di quest’anno per noi adulti), a vivere l’istante, il momento presente e a non farlo passare in modo informe. Ogni istante vissuto è “il mio tempo” e bisogna che passi in modo costruttivo cercando di scandirlo, focalizzandone i vari momenti. E’il tempo della coscienza,che coglie la possibilità di vivere la nostra vita più autentica.
Ci siamo chiesti se la vera sfida di questo isolamento era proprio questo:tempo da vivere come opportunità per fare le cose in un altro modo, per ripensare alle priorità della nostra vita, all’essenziale, a vivere con tempismo, a vivere ogni attimo. Imparando da tutte queste nuove esperienze, dovremo impegnarci a non dimenticarle , quando questo “tempo” sarà passato.
Come ci ha esortato il Santo Padre, non dobbiamo sciupare questa occasione, uscire da questa tragedia senza averne imparato nulla, senza averne fatto tesoro.
Nonostante l’isolamento, ancora una volta, il nostro ESSERE di AZIONE CATTOLICA ci ha fatto sentire comunità; comunità di Credenti che hanno il bisogno di cercare il contatto umano con i fratelli,relazionarsi con gli altri, anche se fisicamente distanti.Anche in questa circostanza, allora, le tante iniziative che abbiamo provato a mettere in campo, a volte “serie”,altre volte più “umoristiche”, hanno fatto sì che il nostro cammino di laici impegnati non si sia fermato, facendoci testimoni là dove siamo: appartenere ad una grande famiglia o meglio essere parte di una rete che non conosce confini.
Volevamo fare unione,farci sentire oltre le distanze, rafforzare il nostro essere Chiesa;avvertivamo il bisogno e il “dovere” di stare in comunione con tutti i nostri soci.
E’ innegabile, ci mancano i volti, gli sguardi, gli occhi, le strette di mano,l’attesa prima di un grande evento, venire nelle vostre parrocchie, accompagnarvi, assaporare la gioia dell’incontro, abbracciarvi; l’allegria, i sorrisi, i caffè, le emozioni dopo un’intensa testimonianza. Insomma ci mancate tanto…
All’inizio di questa avventura da vice adulti, però, ci eravamo fatti una promessa: eravamo pronti a raccogliere una grande eredità lasciata dal settore, vi avremmo accompagnato nel lungo, a volte tortuoso, viaggio attraverso il settore non lasciando indietro nessuno… alla nostra maniera, il viaggio è continuato…
Appena potremo, quindi, cari amici, riprenderemo la valigia,si, proprio quella riposta dietro alla porta, un po’ impolverata, perché abbiamo da condividere tanti e tanti kilometri ancora, INSIEME!
Noi siamo carichi e non vediamo l’ora di abbracciarvi nel frattempo vi salutiamo cosi… nel modo più “naturale” possibile, nella nostra normalità.
Paolino ed Emilia