L’essenziale diventa visibile agli occhi – Il Settore Giovani al tempo del Coronavirus

“Gesù sceglie poi gente capace di “rammendare” reti. Sembra davvero l’immagine più viva e bella del Vangelo. Non ci sono persone che sanno confezionare cose nuove di pacca, che sfoggiano continuamente sorrisi grandi, perché la vita con loro è stata generosa: sceglie soltanto “capaci e abili rammendatori”.

Ecco il dono della costruzione della comunità: essere capace di rammendare, di mettere insieme le corde dopo una giornata di lavoro. Per costruire comunità devi essere capace di rammendare, di unire i fili che per qualche motivo si sono spezzati e devi farlo con la pazienza del lavoro manuale e dell’attenzione del cuore. Per costruire comunità e rammendare reti devi essere in grado di far fatica: non riesce tutto sempre facile e bello.”

(Artigiani di futuro -Giovani coraggiosi, fedeli, pieni di vita)

Questa emergenza fa emergere ciò che è essenziale. In questi giorni con la presidenza diocesana ci siamo chiesti di cosa noi giovani abbiamo bisogno e a cosa siamo chiamati.

Ci è sembrato opportuno creare un momento di incontro, al di fuori del normale, per soffermarci sui cambiamenti che stanno avvenendo nelle nostre comunità e sui piccoli germogli di speranza, che giorno dopo giorno ci tengono uniti. Mariagrazia Vergari, vice adulti di Azione cattolica, nell’incontro di Domenica ci ha aiutato a riflettere su cosa ci manca dell’AC del tempo pre-coronavirus.

E la risposta non può essere che una: l’incontro ravvicinato con le persone. E’ forte il bisogno di far parlare i nostri occhi e percepire, anche solo da uno sguardo, una carezza. Ma quello di cui ci stiamo accorgendo è che l’azione cattolica sta cambiando nelle forme, ma mai nella sostanza. La proposta che continua a farci è sempre la stessa, sempre ricca di significato: accompagnare le persone alla ricerca di Dio, nell’ordinarietà della vita.

Questo tempo pone noi giovani davanti a tante domande, alle quali non riusciamo sempre a dare una risposta: che esame farò? Come cambierà la mia vita? Quando potrò rivedere i miei amici? Cosa troverò dopo questa quarantena? Solo cenere e macerie? Assolutamente no, se in questo tempo continueremo a fare nostri due atteggiamenti importanti: il custodire le relazioni e la cura verso noi stessi, le nostre vite di studenti, di lavoratori di cristiani. Tanta la voglia di raccontarsi, di confrontarsi, di leggere insieme questo tempo per non perderci di vista neanche un attimo. Lo dimostra la voglia di restare “inter-connessi” col gruppo nonostante la pandemia che ci obbliga a restare a casa, dare vita a incontri a distanza, restare vicini grazie ad un display ai giovani e ai giovanissimi. Perché la vita continua, le giornate si susseguono e c’è bisogno di tenere accesa l’antenna del cuore per non perdere l’umanità dei gesti e dei pensieri. E quindi se da un lato questi incontri ci hanno portati dietro uno schermo, dall’altro hanno aumentato la voglia di condivisione, permettendo anche ai più timidi una riflessione più profonda.

Come essere  responsabili in questo tempo? A cosa siamo chiamati? Se ci troviamo qui, è perché Qualcuno ha pensato che abbiamo tutti i talenti, la creatività, la fede  per accompagnare le persone che ci sono state affidate. Spesso con fatica. E’ difficile vedere Dio nelle nostre giornate, ma la fatica è segno che ce la stiamo mettendo tutta per cercarlo. E quando ci sembra di ritrovarlo, ecco che Lui si nasconde ancora un po’ per farci continuare nella nostra ricerca. E’ quindi importante soffermarci sui doni che continuiamo ad avere nelle nostre giornate, aiutare i giovani a riconoscerli e ringraziare Dio.

Quali sono i rischi di questo tempo?

Il primo è non riuscire a leggere questo tempo, considerandolo solo come una parentesi, dopo la quale potremo tornare alla normalità. Non è così. È per questo che siamo chiamati ad accompagnare i nostri giovani a leggere questo tempo, ad accettarlo e a continuare a coltivare i nostri sogni, alla luce della fede. Un altro rischio è non sentirsi più parte di un gruppo, di una comunità. Questo tempo ci invita a riscoprire il valore di appartenere a qualcosa di più grande, nella stessa misura in cui teniamo e custodiamo le persone che fanno parte del nostro gruppo.

Giovanna e Nicola

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