Materiali “Presidenza in tour” per una riflessione 2.0 dei Consigli parrocchiali

Pubblichiamo il materiale che avremmo usato per il tour della Presidenza diocesana. Ci rivedremo dopo Pasqua (il tour è solo rinviato, state tranquilli!), ma nell’Ac 2.0 che non si ferma mai vorremmo che anche i Consigli parrocchiali continuassero a fare discernimento e pensare l’associazione. Perchè questo tempo eccezionale finirà e la ripresa ci troverà più carichi e vogliosi che mai!

Il tour era strutturato così:

un momento di preghiera iniziale

una breve introduzione tutti insieme

un laboratorio divisi per settori di servizio per riflettere insieme su com’è la nostra Ac parrocchiale e sulle grandi sfide del triennio alla luce del documento assembleare (in cui il corona virus non era previsto… 😀 )

Buona riflessione e buon lavoro a tutti!

introduzione-presidenza-in-tour.pdf (238 download)

 

Preghiera-Presidenza-in-tour.pdf (169 download)

 

Incontro-presidenza-in-tour.pdf (212 download)

 

Quale è la città cui come popolo apparteniamo? 

E’ la domanda che mi ha accompagnanto in questo periodo assembleare. 

Se chiudessimo gli occhi e immaginassimo l’Ac come una città, come sarebbe? Avrebbe grattacieli moderni in cui c’è tutto e si sta un po’ ammassati? Sarebbe fatta da palazzi con il cortile in cui si cresce insieme come se il tempo non fosse passato? Sarebbe fatta di tante case con giardino, ma chiuse da cancelli? 

Rappresentarla con un’unica immagine è impossibile. 

Credo però, che sarebbe certamente per tutti una città viva e brulicante di vita. Una città mai ferma, non statica e “polverosa”: come la Clarice de “Le città invisibili” di Calvino che vive momenti e fasi alterne nella sua storia, con alti e bassi, ma senza che nulla venga perduto: ogni cosa trova un ordine diverso per rispondere alle mutate esigenze degli abitanti. Un po’ come stiamo facendo in questo periodo straordinario inventandoci l’Ac 2.0…

Mi piace pensare che questo dinamismo – in cui le cose si ricollocano per le esigenze degli abitanti – sia il tratto distintivo della nostra Aciopoli. E’ la fedeltà ad alcuni principi base che le ha permesso, pur tra tanti mutamenti, di restare se stessa e che mi assicura, ci assicura, che anche tra cento anni – Dio piacendo – ci sarà il nostro nome su una sua tessera. 

Una fede che sa farsi viva nelle relazioni sincere delle persone. 

Una formazione che sappia aiutare tutti a scoprire la bellezza che contengono. 

Un essere porto sicuro, aperto, in cui ognuno può sentirsi accolto e fare in modo che tutti possano essere accolti. 

Pensare alle persone entusiaste prima che alla perfezione dell’organizzazione.

Avere una logica fondata sul servizio e non i ruoli. 

Il sorriso e non la fatica.

L’ordinario e non il sensazionale.

La benzina e non i francobolli

La gratitudine e non le richieste.

La speranza e non la lamentela.

La realtà e non l’idea.

Il coraggio e non la pigrizia. 

Un’associazione di speranza che aiuta a leggere i segni di Dio nella storia

Una città solida, discreta, con poche chiacchiere e tante persone con le maniche scorciate per renderla sempre più bella, accogliente, fedele nella flessibilità. 

Una città alla cui costruzione, come dice Lazzati, partecipano tutti secondo il proprio specifico, valorizzati e contenti di dare una mano. 

Una città, magari, non sbrilluccicosa, ma che resta nel cuore. 

Perchè alla fine, ha ragione, Calvino quando dice che di ogni città non si ricordano le sette o le settantasette meraviglie, ma la capacità di rispondere a quella domanda che ci si porta nel cuore o che riesce a darti il coraggio di farti quella domanda fondamentale che a volte si fugge e che fa ardere il cuore: per chi sono? Perché la mia vita è bella e preziosa?

E la capacità di rispondere a questa domanda di senso, di suscitare le domande di vita, questa, che è la ragione dell’esistenza dell’Ac, è anche il motivo per cui non riesco ad immaginare Aciopoli con le mura: possiamo chiederci “come è” e confrontarci sulle immagini possibili, ma la domanda “per chi è l’Ac” ha una sola risposta: per tutti. 

Non è proselitismo. Ma passione per gli uomini. Convinzione che l’Ac possa e debba dire una parola buona a tutti. Che possa spingere tutti a fare quel passo in avanti nella vita. Che possa permettere a tutti di farsi le domande “serie”. 

Certo, non è possibile arrivare a tutti, ma tutti è l’obiettivo. Non molti, non alcuni, non i prescelti, non gli amici, non i simpatici, non chi mi dà ragione. 

Tutti. 

Perchè ci interessa la vita e la felicità di tutti.

Enzo

 

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