Sabato 2 marzo la sveglia è suonata presto: io, Giovanna ed Enrico dovevamo essere a Roma al Centro Nazionale di Azione Cattolica. Alle 8.30 sarebbe iniziato il modulo formativo organizzato dal Settore Giovani Nazionale di AC in collaborazione con il MLAC (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica) e la GIOC (Gioventù Operaia Cristiana) dal titolo “Fondata sul Lavoro”.
Perché scegliere di esserci? Perché si sarebbe parlato di giovani e lavoro! Un binomio che evoca per la maggioranza delle persone sentimenti negativi come la rassegnazione, disperazione e sfiducia. Eppure per i tanti giovani che erano li con me avvertivano tutt’altro!
Inizia la giornata di convegno e di riflessione con la preghiera e con la testimonianza di Suor Alessandra Smerilli, docente e membro del Comitato scientifico organizzativo delle Settimane Sociali dei Cattolici lasciandoci questo interrogativo: “La precarietà del lavoro insegna forse ad abitare il mondo diversamente?”
Esso trova poi risposta nella riflessione del vicepresidente giovani nazionale di AC, Michele Tridente, affermando: “Il lavoro contribuisce all’opera della creazione”. In fondo è davvero così: dobbiamo essere pronti a generare sempre, capaci di scendere in campo, ad inventarci, essere coraggiosi nelle scelte, scomodarci e faticare per ciò che ci sta a cuore per creare sempre qualcosa di migliore.
Viene passata poi la parola a tre uomini per niente sprovveduti: il prof. Tiziano Treu, presidente del CNEL e due volte ministro, del lavoro e dei trasporti negli anni ’90, Maurizio Sorcioni, dirigente di ANPAL e Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse e vice presidente del Comitato scientifico organizzativo delle Settimane Sociali dei Cattolici. Con loro viene fatta una fotografia analitica all’occupazione in Italia rapportata all’Europa, al mercato del lavoro e alle tante variabili e si constata quanto il lavoro stesso sia diventato variabile prevedendo sempre più lavori brevi a tempo determinato e una riduzione degli indeterminati, si analizzano le difficoltà della scuola che dovrebbe formare, aiutare ad orientarsi e senza dimenticare nessuno, il peso del debito pubblico e la disinformazione. Vengono chieste dal mercato però, non solo qualifiche e conoscenze tecniche (le cosiddette hard skill), ma anche atteggiamenti specifici che si hanno sul posto di lavoro (soft skill). Tante le riflessioni e gli interventi dei partecipanti, perché il tema sta davvero a cuore a tutti; Sergio Gatti ci chiede tre risposte alla domanda “cosa è fondato sul lavoro?” e immediate le risposte: la vita, l’Italia, la dignità dell’uomo.
Dopo la pausa pranzo contornata di saluti, nuove conoscenze e chiacchierate si riprende a ritmi serrati con il programma pomeridiano con diversi workshop. Personalmente ho partecipato a quello del lavoro, formazione e internazionalizzazione condotto da Paola Vacchina e Marco Muzzarelli che si occupano della Formazione professionale e progettazione sociale. Con loro abbiamo parlato del mondo degli ITS, istituti che si occupano di percorsi di Specializzazione Tecnica Post Diploma, con tutte le difficoltà del caso come ad esempio ancora non sono stati riconosciuti da tutte le regioni o comunque non presenti.
Termina la giornata di convegno e dopo cena ci pensano le suore operaie della Santa Casa di Nazareth a rallegrarci con animazione a tema.
La domenica inizia con la celebrazione eucaristica, subito dopo riprende il convegno con alcune testimonianze di lavoratori sulle loro storie e poi la riflessione su “Evangelizzare il lavoro, evangelizzare con il lavoro” tenuta da don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro. Sono tanti i richiami al lavoro che troviamo nella Bibbia e in particolare al Vangelo, basti pensare al lavoro degli ebrei in Egitto, la cura del gregge, il figliol prodigo che non voleva lavorare, gli operai della vigna e ancora molti altri. Ciò ci fa comprendere quanto la nostra vita sia strettamente connessa e permeata dal lavoro, dalla costruzione del regno in terra. E il nostro atteggiamento da Cristiani quale può essere? Ce lo dice un sacerdote, don Luigi Bianchi:” La mia Chiesa rimane ferma e crede di fare progressi; io rimango con un piede fermo in lei, perché mi sento questa Chiesa, e con l’altro tento di seguire la veloce corsa del mondo. Membra stiracchiate fra due forze, debbo ammettere di fare acrobazie, di slogarmi le membra come un pagliaccio, ma di rimanere fermo. E sotto il mio piede, il mondo gira; e sotto il mio piede, immerso in essa, la mia Chiesa sta ferma. Proprio come un pagliaccio che fatica a mantenersi in equilibrio sopra un rullo che gira velocemente.”
Antonella Testa (vice presidente diocesano per il settore Giovani- Parrocchia Immacolata, Saviano)