Ac: un popolo per tutti

Vi proponiamo il racconto di Francesca, consigliera diocesana e membro d’equipe per il settore Giovani, che ha partecipato al convegno nazionale delle presidenze diocesane.

Dal 27 al 29 aprile più di seicento delegati,  in rappresentanza dei trecentomila iscritti, si sono riuniti a Roma per il convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica. Tre giorni ricchi di suggestioni, provocazioni ed interessanti proposte, dal titolo “un popolo per tutti”, incentranti sull’esortazione di  Papa Francesco per “popolarizzare” di più il nostro cammino.

“Cosa vuol dire allora essere un’Azione Cattolica popolare? Cosa ci chiede la Chiesa del nostro tempo? Cosa ci chiede la vita della gente?”. Domande, poste dal presidente Matte Truffelli, riassunte in un’unica questione: “Di quale Ac c’è bisogno per questo tempo?”. Non è tempo di scorciatoie, di slogan, dovremmo, invece, essere capaci di “mettere sottosopra la mappa del nostro essere Chiesa e ricalcolare il percorso del nostro andare per le vie del mondo”. L’impegno dell’Azione cattolica è “incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti”, più che fare solo iniziative, bisogna invece accorciare le distanze nelle realtà che viviamo.

Ricco di immagini, musica ed interessanti interviste lo spazio del venerdì sera, a cura del Msac, che ci ha permesso di ripercorre tappe importanti della nostra storia. Dopo la messa presieduta da mons. Angelo de Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, sono iniziati i lavori del sabato con don Cesare Pagazzi, professore di Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, e Luigi Alici , ex presidente nazionale e professore di Filosofia morale all’università degli studi di Macerata, con le loro relazioni sul tema “Tanti popoli… un popolo: la categoria del popolo nella teologia di Papa Francesco”. Entrambi hanno preso spunto dal capitolo numero 6 dell’esortazione “Gaudete et exsultate”. Don Pagazzi ha indicato tre “luoghi di emersione” della categoria “popolo” nella testimonianza e negli insegnamenti di papa Bergoglio. In primo luogo la carne viva delle persone, di un popolo, espressione dei bisogni, della storia, della cultura e identità di un popolo, perché “il Papa insiste su una dimensione concreta di popolo”. Poi i sensi, in particolare il tatto, “perché il tatto non inganna, si può toccare una persona o una cosa solo se è reale”. Per concludere il  luogo, la casa, “fatta di persone e cose, luogo caro in cui riconoscersi, dove ci sentiamo accolti, protetti”. Il professore Alici, invece, ha affermato il carattere comunitario della salvezza, volto ad accogliere la persona umana nella sua piena identità, che è un’identità relazionale, non individualistica né indifferenziata; “nessuno si salva da solo”. Ha, inoltre, affermato che il popolo non è un’entità amorfa in cui si annega l’identità personale ma è, al contrario, una comunità umana articolata, fatta di una complessa tessitura di relazioni interpersonali che devono essere riconosciute e promosse secondo una pluralità di forme partecipative. Nel pomeriggio ci sono stati, invece, tre mini convegni in cui si sono affrontati i temi della “religiosità popolare” con l’assistente ecclesiastico generale di Ac monsignor Gualtiero Sigismondi, ”la parrocchia popolare” con il vice assistente di Ac don Antonio Mastantuono ed infine “un’Azione cattolica popolare” con Pina de Simone, docente di Etica alla Facoltà teologica dell’Italia Meridionale. Il filo conduttore di questi incontri è stato che la dimensione popolare appartiene al Dna dell’umano, purché la si intenda in senso aperto, dinamico, universalmente inclusivo e che siamo ad un bivio tra una società anonima, al limite dell’impersonale, che predica la tolleranza e razzola nell’indifferenza e una comunità chiusa, al limite del populismo, che predica l’identità e razzola nell’intolleranza. Per questo dobbiamo impegnarci a farci fautori della concretezza. Questo convegno si è concluso  con l’invito del presidente Truffelli, ad ogni associazione diocesana, a saper leggere in profondità il proprio contesto, il proprio territorio, la propria realtà per capire come essere dentro di essa e per essere davvero  un’Ac missionaria.

Francesca Franzese (Maria SS. del Carmine, Nola)

 

 

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