Proverò a raccontare i quattro giorni vissuti a Roma per l’Assemblea nazionale di Ac insieme agli altri amici della presidenza diocesana. Sarebbe impossibile elencare tutte le esperienze vissute con i responsabili e delegati delle diocesi italiane, le tantissime provocazioni e riflessioni offerte dal dialogo incessante e dagli ospiti che hanno accompagnato i lavori assembleari, le emozioni indescrivibili dell’incontro con papa Francesco. Proverò – ripeto – a condividere con voi “l’essenziale” di questi giorni.
L’Assemblea Nazionale (per me la seconda, la prima come delegato) è un tempo di grazia per quanti vivono la responsabilità in Ac e la Passione per l’Ac. È un tempo di discernimento, di ascolto, di formazione, di preghiera. È un tempo in cui si fa memoria, si prende consapevolezza del presente, si comincia a costruire il futuro. “Fare nuove tutte le cose. Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale” il titolo dell’evento che ha visto a Roma circa mille persone dal 28 Aprile al 1 Maggio, provenienti da tutte le diocesi italiane, tra cui delegati, uditori, assistenti e vescovi.
Un tempo in cui fare sintesi dei passi avanti, degli inciampi, delle cadute che hanno segnato questo triennio. Un tempo i cui protagonisti sono state le migliaia di ragazzi, giovani e adulti di Ac del nostro Paese. Per loro e con loro si è vissuto questo tempo.
Un tempo per ricordare
L’Assemblea è coincisa con l’inizio dei festeggiamenti per i 150 dell’associazione.
Anche oggi, come negli anni di storia che abbiamo alle spalle, l’Ac continua a ripensare il modo e lo stile con cui prendersi cura del nostro tempo che, come ogni tempo di grandi cambiamenti, ci chiede di capire cosa sia per esso più necessario. A tal proposito Matteo Truffelli nella sua relazione ricordava Vittorio Bachelet il quale per spiegare il significato della “scelta religiosa” evocava l’immagine di San Benedetto, che «in un altro momento di trapasso culturale, trovò nella centralità della liturgia, della preghiera, della cultura il seme per cambiare il mondo, o – per meglio dire – per conservare quello che c’era di valido dell’antica civiltà e innestarlo come seme di speranza nella nuova. Questa è la scelta religiosa. Questo vuol dire che l’annuncio di Cristo può diventare fermento di civiltà, di cultura, di impegno sociale, di impegno politico; vuol dire anche che, se c’è un compito della Chiesa e, in essa, dell’A.C., è quello di sfrondare tutto ciò che non è essenziale per andare all’essenziale […].
Oggi all’Ac è chiesto di farsi custode di ciò che veramente è essenziale per il nostro tempo, per la vita delle persone che lo abitano, valorizzando quanto di bello e di buono la storia ci consegna.
Un tempo per guardare avanti
L’assemblea è il tempo in cui si è chiamati a focalizzare delle scelte che orienteranno il cammino dei prossimi anni. La sfida è la stessa: discernere i segni dei tempi per provare a ed essere profeti “con i piedi per terra”, aiutando, in questo modo, la gente che il Signore ancora ci farà incontrare. A tal proposito ripropongo le due immagini che più mi hanno colpito e che dicono chiaramente quale capacità profetica è chiesta all’Ac: la prima è la provocazione che Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, ci ha consegnato nel suo dialogo con Marcello Sorgi. “Tra vent’anni la forma della comunità cristiana sarà differente. La navata della Chiesa si sta svuotando”, spiega Bianchi, “ma restano le persone della soglia e dell’atrio”. L’Ac se deve essere in missione lo deve fare stando proprio su queste zone di frontiere, l’atrio e la soglia – e, ha aggiunto – “arrivando nella piazza” per dare voce agli uomini che hanno bisogno di sentire la testimonianza di Cristo, proposta nella libertà, non totalitaria, non militante ma semplice e appassionata. L’altra immagine è quella consegnata a tutta l’Ac dall’ assistente generale Mons. Gualtiero Sigismondi che in piazza S. Pietro nel salutare papa Francesco gli assicurava l’impegno dell’Ac nel passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello senza dimenticare il suono delle campane. Passaggi chiave che dicono, ancora, l’essenziale per essere Ac oggi.
Un tempo per pregare
L’assemblea è un momento formativo, senza dubbio, anche grazie agli intesi momenti di preghiera che si vivono. Questo per dire anche la responsabilità sempre nuova dell’Ac di prendersi cura della vita spirituale di ciascuno, a ogni età, in ogni condizione. Chiedendoci se siamo capaci di accogliere, accompagnare e al tempo stesso educare a quell’intreccio tra vita concreta e dimensione spirituale. Se sappiamo educare – ricordava ancora Truffelli – allo stretto rapporto tra dimensione simbolica e dimensione corporea che quelle forme consentono di sperimentare, e se facciamo il possibile per accogliere il desiderio di felicità, di vita buona e di semplicità che manifestano. Se sappiamo ascoltare, in sostanza, «quella sete di Dio che solo i semplici e i poveri», diceva Paolo VI, «possono conoscere»
Un tempo per camminare insieme.
Affiancare la vita delle persone, di tutte le persone, sentendoci compagni di strada di ciascuno. Puntare sulla dimensione della fraternità che la gente ha bisogno di sperimentare soprattutto nei passaggi più esposti della vita, quando più facilmente emergono le fragilità. A noi è chiesto di farci compagni, custodi, sostegno, ci è chiesto di farci carico della vita di ciascuno. Senza scandalizzarci mai di nulla, ci ha ricordato papa Francesco, “senza fare test di ammissione”. Camminare insieme per le strade della quotidianità, nelle nostre diocesi, soprattutto nelle nostre parrocchie. È lì, e sempre lì, che siamo chiamati a gettare il seme buono del servizio e della testimonianza che rendono visibile e concreta anche la scelta educativa dell’Ac.
Infine, un tempo per fare festa
È stata tutta una festa, a cominciare dalla presenza gioiosa ed entusiasmante dei piccoli dell’Acr che hanno “animato” le giornate dell’Assemblea. Il tono festoso accompagna anche i momenti “democratici” dell’Assemblea. È stata una mega festa l’incontro con papa Francesco che ha saputo “svegliare” una Piazza con le sue parole incoraggianti. È stato – ed è – un tempo di festa per la nostra diocesi, che per questo triennio avrà un consigliere nazionale per il settore giovani: la nostra Sara Falco. Insieme a lei abbiamo vissuto l’emozione e la trepidazione che accompagnano sempre i momenti di scelta, di chiamata, di responsabilità. Con lei vivremo questi anni di servizio all’Ac assicurandole sempre il nostro sostegno e la nostra gratitudine per la sua testimonianza e il suo impegno: è questa “la gioia del servizio”.
Da questi giorni intensi risuona ancora più forte l’invito del papa. “Azione Cattolica, vivi all’altezza della tua storia”. Una storia sempre nuova, una bella storia!
Michele Romano