Dal MSAC alla GMG, un viaggio alla scoperta di Dio???

Mi faceva ridere Manzoni quando parlava della “Divina Provvidenza”. Ho imparato a crederci. O meglio,l’esperienza mi ha indotto a crederci. Qualcuno ha detto che la vita è come un grande teatro di cui noi siamo gli attori. Qualcun altro ha detto,invece, che siamo meri strumenti di Dio. Io credo ad entrambi.
Dev’esserci, dunque, un”Qualcuno”, un regista, uno sceneggiatore che, sul palcoscenico della vita, ad ognuno di noi assegna un ruolo, rendendoci tutti protagonisti. Nessuno può definirsi “comparsa”, ciascuno svolge un ruolo fondamentale, è padrone della propria vita. Eppure questo “qualcuno” ci pone continuamente di fronte ad un bivio,che solitamente si dirama nelle direzioni: Bene – Male. Il nostro cuore, la nostra anima, sanno bene da che parte andare, distinguono istintivamente qual è la strada giusta da imboccare, perché è lì che Lui si trova, è da lì che Lui ci guarda, ci dirige, ci consiglia… ma solo se chiudiamo gli occhi, e impariamo più che a vedere, a “sentire con il cuore”, e ciò può avvenire solo attraverso un atto di umiltà, facendo leva sulla FORZA della VOLONTA’, che è possibile imboccare la “strada giusta”. Ebbene, quel 24 gennaio del 2010, allora ancora inconsciamente, io ho detto Sì. Credevo di aver semplicemente acconsentito a partecipare ad un movimento per gli studenti (poco mi interessava,in tutta sincerità, si trattasse di un’iniziativa dell’azione cattolica) e invece, col passare del tempo,mi sono resa conto di aver fatto molto di più, di aver detto SI’ ad determinato percorso di vita. Quella sera ero ad una festa e lì ho conosciuto Rossella Avella, lì, credevo per caso, è iniziata un’amicizia: lei ha sentito io potessi entrare a far parte di questo movimento, lei mi ha invitato, lei mi ha coinvolto, lei ci ha creduto, perché lei CREDE, ma lei è stata evidentemente guidata dallo stesso “Qualcuno” che aveva,evidentemente, un progetto un po’ più grande per me. Il MSAC mi ha permesso di conoscere ragazzi e ragazze animati da una caratteristica che io trovo sia FONDAMENTALE nella vita di ognuno: l’entusiasmo. Un entusiasmo, una voglia di fare, una voglia di dare, che io avevo perso da un bel po’… La solidarietà, la gioia, il senso di responsabilità… questo, e molto altro, è ciò che mi è rimasto di questa esperienza, culminata poi con la SFS di Rimini. Premettendo che, di politica, mi interesso ben poco, ciò che mi ha spinto a parteciparvi è stata inizialmente (e sinceramente) la voglia di saltarmi scuola… Alla fine, si trattò solo di un venerdì e di un sabato persi a scuola (a dirla tutta, nemmeno particolarmente pesanti da un punto di vista scolastico…) ma quello che ho guadagnato è stato molto di più… i tre giorni più INTENSI degli ultimi due anni! Ricordo di non aver avuto nemmeno un attimo di “tregua” ! Ma ricordo perfettamente le risate, le amicizie consolidate e solide ancora oggi, i momenti di preghiera e di riflessione di cui, se in un primo momento mi annoiavano, ho iniziato poi ad avere bisogno. Questo percorso da msacchina però, ci tengo a precisare non è stato tutto rose e fiori. O meglio,come per tutte le “rose”, ho dovuto accettarne anche le spine: come potrei dimenticare,ad esempio, le discussioni con alcuni dei miei compagni di viaggio per posizioni divergenti circa la fede, circa la chiesa, circa il modo di pensare… mondi completamente diversi dal mio… I dubbi che mi accompagnavano allora certo non si sono sciolti dopo quell’esperienza e certo posso dire molti io li abbia ancora oggi. Eppure c’è stato un evento, che non temo (né esagero) nel dire che, sotto molti aspetti, anzi quasi del tutto, mi ha cambiato la vita… meriterebbe un discorso a parte ma cercherò di raccontarlo in poche parole… Mi riferisco ovviamente de
alla Giornata Mondiale della Gioventù… Posso senz’altro dire che non c’è giorno, non c’è momento, non c’è evento che io non ricordi e soprattutto che non ricordi con commozione… non posso parlare di nostalgia… Sarebbe improprio… e tra l’altro io penso che, se ne provassi nostalgia, probabilmente significherebbe che da quest’esperienza io non ne abbia ricavato niente, o meglio, che non ne abbia colto pienamente il senso … perché la Gmg è finita a Madrid… ma la MIA gmg non è finita lì. Lì è solo iniziata e probabilmente non finirà mai. Al contrario di Rimini, ciò che mi ha spinto a partecipare a questo evento, è stata una forte,fortissima volontà, che tendevo incosciamente a reprimere, di ritrovare me stessa. Sono stati i quindici giorni più difficili e più belli di tutta la mia vita. E quando Don Mariano, (credo non troverò mai le parole giuste per ringraziarlo abbastanza), durante la prima Santa Messa, ci ha invitati a vivere quell’esperienza come un viaggio alla ricerca di noi stessi, ponendo al primo posto l’ IO piuttosto che Dio, proprio come ci inviterebbe a fare Sant’Agostino, completamente ignaro di ciò che sentivo e ciò che speravo, in quel momento mi ha fatto capire che, per la prima volta,dopo tanto (ma tanto) tempo, mi trovavo al posto giusto, nel momento giusto. Domanda: “mi sono trovata”? Beh… posso solo dire che ogni giorno ho raccolto un pezzo di me stessa… non so come questi pezzi fossero finiti nella penisola iberica ma so per certo che proprio lì li ho trovati… ho trovato ogni mio difetto,ho cercato di trovare qualche pregio ma mi sono messa in gioco,ho rischiato. Il puzzle non l’ho ancora completato, so che c’è tanto lavoro lavoro da fare e so anche che posso riuscirci… ma soprattutto ho maturato un’altra importante consapevolezza… Mi sono rimaste impresse le parole di un prete durante una messa a Madrid: “Pregate affinchè gli altri,cioè coloro nei quali la fede è più debole e tutti gli altri vostri fratelli, possano vedere nei vostri occhi gli occhi di Dio, o almeno l’Amore e la gioia che Questi sa regalare ai suoi figli e ai suoi fedeli”. Bene,io quegli occhi li ho proprio visti. Ho visto quanto Amore può donare chi ha le mani vuote… ma il cuore pieno. E così mi sono ricordata che una certezza,una costante nella mia vita,al di là di tutto,di tutte tutte le difficoltà,tutti i dubbi ,al di là della fede, del mio carattere spesso ribelle e,come spesso lo definisco io, “ insofferente” è sempre stato l’Amore. Inteso nel senso più ampio del termine. Ora sto provando a dargli un nome e grazie a tutte queste esperienze… ho già una “mezza idea”.

Agata Manzi

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