Il documento assembleare traccia l’orizzonte che l’associazione si dà per i prossimi anni. E’, infatti, lo strumento che contiene gli obiettivi che l’associazione diocesana si impegna a perseguire lungo il triennio. E’ redatto dal Consiglio diocesano, consegnato alle parrocchia per lo studio e la riflessione e, infine, discusso e approvato dall’assemblea diocesana.
Il documento del prossimo triennio ha come titolo “Testimoni di tutte le cose da lui compiute”. E’ composto da sei paragrafi, ognuno legato alla figura di un testimone, più un paragrafo iniziale che illustra l’attuale realtà in cui si trova la nostra Chiesa locale e quella universale.
Il primo paragrafo ha come testimone Vittorio Bachelet. Al suo interno si pone l’accento sullo stile associativo, sull’identità, sulla popolarità e sul DNA della nostra associazione. L’Ac rimane sempre la stessa pur rinnovandosi costantemente: essa infatti nella Chiesa è chiamata a collaborare nella delicata opera di discernimento, mediazione e sintesi, alla ricerca di linguaggi sempre nuovi che sappiano rivolgersi a tutte le persone assumendone le gioie e le speranze, le fatiche e le preoccupazioni.
Il secondo paragrafo è introdotto dalla figura di Carlo Carretto, maestro nella cura dell’interiorità. Interiorità che ci impegniamo a coltivare, alimentare e custodire costantemente, attraverso il silenzio, l’ascolto, la preghiera e la frequentazione dei sacramenti, affinché la nostra vita tragga luce dalla fede e la fede non perda lo spessore dell’umanità.
Il terzo paragrafo parte dalla testimonianza e dall’impegno di Armida Barelli. Le parole ricorrenti nel testo sono cura e attenzione, ascolto e dialogo. Atteggiamenti importanti da avere verso tutti, in particolare nei confronti degli ultimi, di chi si trova in una fase di passaggio (per questioni di età o di scelte di vita), degli adolescenti, delle giovani famiglie, degli studenti e lavoratori fuorisede, di chi vive una disabilità e anche verso chi decide di allontanarsi dall’associazione.
Il quarto paragrafo introduce la figura di Pier Giorgio Frassati e si articola in più punti. Il primo dei punti rilancia l’importanza dei luoghi associativi, affinché ciascuno possa sentirsi pienamente corresponsabile dell’associazione e missionario, dai ragazzi agli adulti. Un altro punto riguarda la cura delle associazioni parrocchiali e dei territori. Infine, l’auspicio è che si riesca ad aumentare sempre la presenza concreta e ordinaria dell’Ac nella realtà civile e sociale dei nostri territori.
Il quinto paragrafo è legato a don Lorenzo Milani. Le parole chiave sono: dimensione oblativa della formazione, formazione integrale della persona, ampliamento degli orizzonti culturali e scoperta del servizio come fatica e bellezza.
L’ultimo paragrafo inizia con papa Paolo VI, che più volte ha sottolineato il legame tra l’Azione cattolica e la comunità ecclesiale. Questo è un aspetto essenziale per la vita della nostra associazione, chiamata a farsi lievito nella Chiesa, a tessere legami, a collaborare con la gerarchia e i parroci e per questo certificata da papa Francesco “palestra di sinodalità”.
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