Di seguito vi proponiamo il racconto di alcuni giovani-adulti che hanno partecipato all’aperitivo adulti giovani, tenutosi lo scorso 24 febbraio, insieme alla scrittrice Chiara Mezzalama.
“Donna, vita, libertà”. Questi sono i tre concetti attraverso i quali ci ha fatto viaggiare Chiara Mezzalama, la scrittrice del libro autobiografico “Il giardino persiano”.
Grazie alla sua testimonianza abbiamo compreso la differenza tra quello che comunemente sappiamo della situazione delle donne in Iran e la vera realtà dei fatti, i cui dettagli richiedono attenzione, meritano riflessione, azione, un agire concreto.
Ci sono stati due particolari che hanno colpito noi ragazze ma che, soprattutto, non tutte conoscevamo.
Ci ha colpito l’affermazione della Mezzalama: “La testimonianza di una donna iraniana non vale neanche la metà di quella dell’uomo”. Parole che con l’avanzare dei secoli, delle rivolte, delle rivendicazioni dei diritti, riescono a lasciare senza parole, stupire, deludere.
Ma abbiamo ascoltato anche qualcosa di facilmente immaginabile ma difficile da comprendere: la Mezzalama ci ha parlato del desiderio che le giovani iraniane hanno di lasciare il proprio Paese con la consapevolezza ed il desiderio di non farvi più ritorno. Lasciare altresì la propria famiglia, i propri luoghi e gli affetti ma nonostante ciò non volervi fare più ritorno, una decisione sicura, cruda ma indubbiamente concreta.
Ancora adesso ci risulta difficile riflettere su quanto ascoltato dalla scrittrice e accettare la considerazione della donna in Iran, così lontana da tutto ciò che siamo noi qui nel nostro Paese, con le nostre conquiste, la nostra ostentata libertà che quasi mai consideriamo come un privilegio.
Come possiamo pensare che sussistano ancora nel mondo queste situazioni? Come possiamo pensare che ciò possa essere ancora tollerabile? Reale? Concreto?
La Mezzalama ci ha ringraziato per averle dato la possibilità di mettere in luce tra noi giovani dettagli della situazione in Iran che restano tutt’ora nell’ombra, ma siamo noi ad esserle davvero grati per averci indotto a riflettere su una questione sulla quale non dovremmo essere indifferenti. Agire è importante anche con piccoli gesti, perché sono quelli che possono fare la differenza.
Semplice e di grande impatto, infatti, per noi è stato lo sketch iniziale dove i ragazzi hanno messo in scena un momento nel quale il nonno distribuisce la paghetta ai nipoti, ma alla femmina da la metà dei soldi, in quanto donna. Lei si ribella, parla, fa capire al nonno che è sbagliato.
Certo, non sarà così semplice cambiare le menti, ma anche noi qui possiamo fare la differenza. Parlando di quanto sta accadendo in Iran, sostenendo le battaglie per la libertà di quelle donne e di quel popolo. Ma anche difendendo la libertà che abbiamo qui: quelle lotte ci ricordano che non dobbiamo darla mai per scontata e che dobbiamo sempre sentirci responsabili, per questo, del diritto alla libertà altrui.
Paola, Miriam, Serafina e Angela, parrocchia SS Maria della Stella di Nola
Chiara Mezzalama è stata un’ospite preziosa, che ci ha ispirati ad abbattere i muri dell’ignoranza e del pregiudizio, aprendo le nostre menti. Ci ha ricordato che la libertà è un diritto di tutti e per questo tutti sono chiamati a combattere per ottenerla, anche noi da qui, anche se le battaglie stanno succedendo soprattutto in Iran. Lì tutti, uomini e donne di qualsiasi ceto sociale e età, si impegnano per una vita migliore. Fino a poco fa, forse, noi che abbiamo partecipato a questo incontro abbiamo preferito chiudere occhi e orecchie, e nasconderci nel “si è sempre fatto così!”. Chiara però ci ha dimostrato che insieme si è più forti contro chi ostacola i diritti umani e il bene comune, e si ha più possibilità di vincere questa battaglia. Siamo grate e liete di aver potuto ascoltare un frammento di ciò che è Chiara Mezzalama, e speriamo di portare questo frammento con noi, nella nostra vita di tutti i giorni, per ricordarci sempre che la migliore rivoluzione è quella gioiosa, delle donne.
Regina e Rita Chiara della parrocchia Immacolata Concezione di Boscoreale
Donna, Vita, Libertà. Sono queste le tre parole emerse dall’incontro diocesano giovaniadulti/adultigiovani di quest’anno e sono queste le parole che risuonano da mesi in Iran, non soltanto gridate nelle piazze e nelle strade da un popolo in fermento, ma anche scolpite nelle menti di chi rimane a casa a guardare il notiziario, inserite tra le note di canzoni “ribelli” e al centro di preghiere per chi quel cambiamento non lo vedrà mai perché in quelle strade ha perso la vita. Ad accompagnarci nella riflessione su ciò che sta avvenendo in quella che fu la Persia è stata Chiara Mezzalama, ospite con noi nell’ipogeo della Parrocchia dell’Immacolata di Saviano. Chiara è l’autrice de “Il giardino persiano”, un racconto autobiografico riguardo il periodo della sua infanzia trascorso a Teheran da figlia dell’ambasciatore italiano in Iran durante i primi anni della Rivoluzione Iraniana che trasformò il Paese da una monarchia assoluta che guardava all’Occidente ad una repubblica islamica sciita. Attraverso l’apertura di uno squarcio sul retroscena storico di quella rivoluzione ed un avvicinamento alla rivoluzione che sembra oggi essere in atto, Chiara ci ha dato spunti di riflessione per cercare di comprendere meglio non soltanto una società che ci sembra lontana, ma anche per approfondire quelli che sono i rapporti umani all’interno della nostra quotidianità ed il percorso che ci ha portato alla nostra condizione attuale. E’ bastato poco per capire che nonostante tutto non si tratta di un mondo poi così lontano da noi e quanta bellezza si celi dietro quel muro che sembra innalzarsi tra noi e loro. Ragazzi e ragazze (e non solo) si riversano nelle strade per chiedere non soltanto giustizia per Masha Amini, ma anche per un mondo diverso, un mondo più libero ed aperto. Non sappiamo se e quando riusciranno ad ottenere il cambiamento, ma quel che è certo è che qualcosa evidentemente è già cambiato nelle menti e nei cuori di molti iraniani, consci delle responsabilità e delle insidie di una strada che si preannuncia lunga e faticosa. Alla luce di quanto detto è doveroso ringraziare Chiara per averci trasmesso in maniera semplice e diretta uno spaccato su quel mondo, con la possibilità di aggiungere altre tre parole fondamentali che possono racchiudere il nostro incontro: Speranza, Preghiera e Incontro. Sono tre parole che in un certo senso ci legano alle famiglie iraniane e che sono al centro della nostra stessa esperienza in Azione Cattolica.
Umberto Manzo, Parrocchia di San Pietro Apostolo di Scafati.