Fatta a mano – il racconto del campo nazionale SG

La responsabilità “Fatta a mano” il titolo e l’argomento posto alla nostra riflessione durante il campo nazionale Settore Giovani-MSAC che si è tenuto dal 1 al 4 agosto a Castellamare di Stabia. Abbiamo avuto l’occasione di immergerci in questa tematica attraverso laboratori e testimonianze di vita.

Il primo step fondamentale però è stato il confronto con la Parola, durante il deserto del venerdì mattina ho avuto l’opportunità di iniziare a riflettere su cosa sia per me la responsabilità e soprattutto di verificare in che punto del cammino fossi. Questo lavoro di consapevolizzazione è continuato nei laboratori ed esperienze dei giorni successivi che hanno permesso l’aggiunta di nuovi elementi e hanno suscitato in me nuove domande.

È stata fondamentale infatti la testimonianza di don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità di Romena in Toscana, che ha spronato noi giovani a non smettere mai di sognare e realizzare una vita piena anche attraverso le difficoltà e contraddizione del nostro tempo. Un tempo che non guarda alle nostre fragilità come punti di forza, ma che, anzi, ci induce a nasconderle. Ma se invece, come ci chiedeva don Luigi, fossero quelle i nostri punti di forza? Una domanda che ha risuonato più volte in quei giorni e che ancora adesso porto con me. Una vita la nostra, rifletteva ancora don Luigi, in corsa che non sempre riesce a rispettare i tempi di tutti e che infine, troppo spesso, mette da parte la tenerezza ingrediente invece fondamentale in questa realtà in cui ci si sente spesso soli e non amati.

Una riflessione profonda e piena di spunti che non poteva fermarsi all’ascolto. Difatti, successivamente abbiamo avuto l’opportunità di dare forma materiale al nostro modo di vivere la responsabilità e soprattutto la nostra vita attraverso un laboratorio artigianale, in cui ognuno ha creato una propria opera d’arte attraverso materiali di recupero. Mettere insieme il mio lavoro con quelli degli altri, mi ha portato poi a riflettere sulla bellezza della diversità nella corresponsabilità: è bello perché ognuno ha il proprio talento che mette al servizio della comunità (diocesana, parrocchiale, lavorativa…) e nessuno deve pretendere di avere il talento di un altro, se infatti avessimo tutti lo stesso talento non ci sarebbe ricchezza, tutto sarebbe piatto; perciò, è fondamentale che in un gruppo, che coopera per lo stesso obiettivo, ci siano persone completamente diverse dove ognuno si sente amato così com’è e, proprio perché amato, ha la possibilità di emergere, di generare, di portare frutti buoni per tutti. La tenerezza, di cui parlava don Luigi, è sembrata infine la componente essenziale che un responsabile deve avere per permettere a tutti di emergere, brillare e, perciò, di dare il proprio bellissimo contributo e crescere.

Altra tappa fondamentale è stata la conoscenza della realtà di Villa Fernandes in Portici, bene confiscato alla camorra e in cui ci siamo recati sabato 3 agosto. Esperienza che abbiamo avuto modo di rielaborare durante il pomeriggio. Porto con me cinque parole: creatività, coraggio, pazienza, costanza, fiducia. Pensare a cosa si può fare per cambiare realmente le cose richiede un pizzico di creatività cioè la capacità di ideare progetti che sembrano folli e complicati; ci vuole però anche il coraggio per iniziare, per metterli in pratica, senza pretendere risultati a breve termine, anzi credendoci fino in fondo con costanza e pazienza anche contro ogni previsione e sconfitta; infine, ingrediente fondamentale, la capacità di fare squadra, cioè sapersi affidare alle persone che credono nello stesso folle obiettivo, rispettando e valorizzando i talenti di tutti.

“Pazienza”, “cooperazione”, “amore”, “affidarsi”, d’altra parte sono parole che in questi giorni spesso hanno risuonato nelle riflessioni e nei vari interventi, soprattutto in quello del nostro presidente Giuseppe Notarstefano che abbiamo avuto modo di incontrare e ascoltare nello stesso giorno.

Sicuramente, in generale, è stata un’esperienza arricchente, non solo per le riflessione scaturite e di cui ho detto, ma anche grazie al confronto con tante realtà locali di Azione Cattolica. Ciò mi ha permesso sicuramente di prendere maggior consapevolezza della realtà ecclesiale di AC che vivo nel quotidiano e soprattutto di riconoscere che faccio parte di una famiglia molto molto grande, fatta di giovani di cuore che, pur in mezzo a tante difficoltà, si impegnano a dare al mondo un messaggio diverso, di speranza, un messaggio che viene dal Vangelo e che si concretizza nella vita di tutti i giorni attraverso le azioni di chi ci crede e si mette in gioco.

Sento perciò, infine, di dover ringraziare questa grandissima famiglia, che attraversa tutta l’Italia, che ho avuto la Grazia di incrociare e a cui, ora posso dirlo ancora di più, gioiosamente appartengo.

Emanuela Odore, consigliere diocesano per il Settore giovani della parrocchia Sacro Cuore di Marigliano

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