Fare bene l’Ac, perché questo è il momento buono

Quello che abbiamo vissuto è stato davvero un anno meraviglioso, segnato da tanti momenti importanti, tra tutti il percorso assembleare e l’incontro in piazza S.Pietro con papa Francesco.

Abbiamo la sensazione che stiamo vivendo una sorta di primavera associativa: percepiamo un grandissimo entusiasmo, tanta voglia di esserci, di darsi da fare. Non è un pensiero astratto, ma un’idea viva che ha il volto delle duemila persone della nostra diocesi che hanno partecipato all’incontro del 25 aprile. E’ questo l’abbraccio che ci salva e che salva l’associazione da più di 150 anni, l’abbraccio delle persone che hanno avuto modo di fare esperienza del Signore anche grazie all’Azione cattolica, che hanno trovato in Ac un ambiente accogliente dove sperimentare legami di vita vera e bella, in cui hanno avuto modo di capire un po’ di più chi sono e qual è il sogno grande che Dio ha per loro.

Questo entusiasmo nasce dall’aver sperimentato che l’Ac fa bene alla propria vita, che non si è soli lungo il cammino e che l’Ac è significativa per tutti perché ha una parola di bene da dire a ognuno. Entusiasmo che è un dono prezioso che va custodito e non soffocato, ma alimentato e reso “ordinario”: i grandi appuntamenti come “A braccia aperte” scaldano il cuore, a noi sta il compito di non raffreddarlo con un vissuto parrocchiale un po’ grigio e ammuffito. Questo non significa che è vietato avere difficoltà (saremmo finti se così non fosse!), ma che dobbiamo avere il coraggio di affrontare le questioni e provare a dare un colpo di acceleratore per uscire dalla comfort zone in cui, in alcuni casi, ci siamo rintanati. Dobbiamo avere il coraggio di spiegare le vele e prendere il largo, perché questo è il momento buono.

A fine giugno si riunirà il Consiglio diocesano che avrà il compito di programmare il cammino da fare alla luce del documento assembleare, ma come Presidenza in questi mesi abbiamo provato già a individuare alcune questioni che ci sembra necessitino di un’attenzione particolare.

Innanzitutto la necessità di fare bene l’Azione cattolica recuperando l’identità associativa senza che questa diventi una prigione, anzi. È una necessità che nasce dalla presenza di tantissimi responsabili ed educatori associativamente giovani e dal fatto che – se il mondo intorno a noi cambia – non possiamo restare immobili come le statue da museo. Vorremmo, perciò, dedicare il prossimo anno alla riflessione in questo senso, attraverso un percorso di cui l’incontro con Franco Miano è stato il primo tassello.

L’altra necessità è l’attenzione a non perdere le radici e a spiegare le ali. I dati delle adesioni ci dicono che l’Ac riesce ad avvicinare e coinvolgere tantissime persone “nuove” ogni anno, siamo quindi molto attrattivi. Però in tanti non rinnovano l’adesione: i motivi sono sicuramente svariati, ma un di più di riflessione a riguardo è opportuno. Manteniamo saldi i legami con le persone e facciamole sentire sempre pienamente parte dell’associazione. Questo vale anche per i nostri adultissimi: soci storici, in molti casi già responsabili, verso cui tutti siamo in debito: dobbiamo averne cura, coinvolgerli per quanto possibile attraverso attività e percorsi adatti alla stagione della vita in cui si trovano. Così come un’attenzione strutturata va pensata per gli adolescenti: la fascia 12/14-giovanissimi è vitale per l’Ac, perchè rappresenta il polmone che continua ad ossigenare la nostra associazione mantenendola giovane. Le famiglie, poi, rappresentano il grande e più immediato orizzonte missionario per il Settore adulti, nella consapevolezza delle difficoltà legate al tenere insieme chi vive da tempo un percorso associativo e chi, invece, si sta affacciando per la prima volta sulla porta.

Infine la cura dell’interiorità: vorremmo davvero che tutti la percepissero come un bisogno. Soprattutto i responsabili e gli educatori, lo diciamo chiaramente, che senza alimentare il fuoco che arde vedrebbero presto l’entusiasmo sostituito dalla fatica, la disponibilità sostituita dalle scuse. Perché alla lunga non ne vale “la pena” se non portiamo il Signore nel cuore.

Noi ci siamo e ci crediamo. Ma da soli non possiamo fare nulla. Mettiamoci, allora, tutti insieme all’opera, fianco a fianco per un anno ancora più entusiasmante nella sua ordinarietà e che ci permetta di rendere ancora più bella la nostra amata Azione cattolica!

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