Ritrovarsi per raccontare i sogni che ognuno di noi ha sull’Ac e capire insieme quali priorità darsi. Perché, come dice papa Francesco, da soli si possono avere miraggi e nessuno ha la bacchetta magica.
E’ questo lo spirito dichiarato con cui come Presidenza diocesana abbiamo affrontato nelle settimane scorse il tour decanale che ci ha permesso di conoscerci e di confrontarci in uno stile fraterno sulle necessità e le prospettive della nostra amata Ac.
Sono state serate intense, entusiasmanti ed arricchenti, che ci hanno permesso di mettere meglio a fuoco la direzione da prendere.
I vari incontri sono risultati uniti da alcuni fili rossi:
- la richiesta di un’attenzione particolare alla formazione degli educatori in un momento storico in cui c’è un forte avvicendamento nella responsabilità,
- la cura dell’interiorità cercando modalità adatte ai tempi che stiamo vivendo,
- la volontà di essere sempre più missionari cercando modalità nuove per arrivare davvero “ai crocicchi delle strade” per incontrare tutti,
- la necessità di incarnare il desiderio di essere inclusivi nella consapevolezza di non dover “medicalizzare” l’associazione,
- la dimensione decanale e interparrocchiale come occasione di crescita e confronto per tutti e supporto per le realtà più piccole,
- le attenzioni specifiche per le fasce di passaggio e per le famiglie, specie quelle di nuova formazione,
- la maturazione di uno stile unitario e sinodale che permetta a tutta l’associazione di camminare e di pensare insieme, arricchendosi della specificità di ognuno e rendendo tutti pienamente corresponsabili e partecipi della missione
Sono obiettivi grandi e alti che vogliamo assumere come base del nostro lavoro in questi anni, che è possibile realizzare solo continuando a lavorare insieme nello spirito di comunione e confronto che ha contraddistinto gli incontri.
Queste indicazioni si arricchiscono e trovano il comune denominatore all’interno di una riflessione che abbiamo maturato: la necessità di fare bene l’Azione cattolica perchè l’Azione cattolica fa bene.
Non lo diciamo per proselitismo: non abbiamo bandierine da piantare e non facciamo collezione di figurine. Siamo convinti che l’Ac faccia bene perchè è il luogo che ci ha permesso di incontrare il Signore, che ci ha reso pienamente ciò che siamo, è il luogo in cui maturiamo sempre più la nostra vocazione personale e quella comune al servizio verso i fratelli. L’Ac è preziosa per la nostra vita e, quindi, vorremmo che quante più persone possibile possano avere la stessa occasione che abbiamo avuto noi, non per proselitismo, ma per spinta missionaria, per fedeltà al Vangelo.
Fare bene l’Azione cattolica significa, però, fare uno sforzo in più: l’Ac non è un museo in cui sono esposte statue, ma una tenda che si muove lì dove sono le persone, capace di adattarsi ai tempi per dare risposte alle domande di questo tempo e non alle nostre idee e fissazioni, perchè:
Chi ama il proprio sogno di comunione cristiana più della comunione cristiana effettiva, è destinato a essere un elemento distruttore di ogni comunione cristiana, anche se è personalmente sincero, serio e pieno di abnegazione … Chi si costruisce un’immagine ideale di comunione, pretende la realizzazione di questa da Dio, dagli altri e da se stesso. Nella comunità cristiana avanza esigenze sue, istituisce una propria legge e giudica in base a essa i fratelli e perfino Dio. (Dietrich Bonhoeffer, Vita comune)
Questo significa dover pensare, provare, sperimentare, tenere insieme ciò che siamo profondamente, le scelte che ci caratterizzano con necessità che cambiano perchè le persone non sono sempre le stesso. Tempi diverse, persone diverse, domande diverse implicano risposte diverse: non migliori, non perfette, non definitive e probabilmente non esaustive, ma adatte.
E’ possibile, dobbiamo provarci. E possiamo riuscirci solo insieme, volendo essere per tutti, avendo un cuore grato, lavorando senza risparmiarci e sempre col sorriso!