Questo tempo di pandemia, che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, ci ha insegnato tanto. Abbiamo imparato “cose nuove” sul nostro modo di fare e pensare il servizio, ma ci ha aiutato anche a rivalutare, in positivo o negativo, “cose antiche”.
Il primo momento di questa esperienza estiva è stato proprio un confronto su ciò che è cambiato in questi mesi. Sono venuti fuori spunti e riflessioni su tematiche come la formazione e la responsabilità, che poi abbiamo condiviso con tutti costruendo dei cartamodelli.
“Dalla competenza alla sapienza”, è da questo spunto che venerdì mattina abbiamo cominciato un interessante dibattito con Don Rocco D’Ambrosio (Professore ordinario di Filosofia Politica, Facoltà di Filosofia, PUG) e Piccola Sorella Paola Francesca. La competenza è un dono da mettere a disposizione degli altri e per tale motivo è fondamentale acquisirla attraverso lo studio e la fatica, passo dopo passo, partendo dalle cose facili per raggiungere quelle difficili, come insegnava Tommaso d’Aquino: «Non pretendere di avventarti in mare aperto, ma cerca di arrivarci attraverso i ruscelli». Lo studio ci permette di maturare e liberare i nostri talenti che daranno inizio al cambiamento. Formarsi per diventare sapienti, in quanto solo una robusta mente può sostenere una solida sapienza, rappresentativa del valore di Dio; poiché il sapiente parla con la mente nel cuore e il cuore nella mente. Educare alla sapienza e alla competenza implica «essere profeta, scrutare i segni del tempo, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vedremo solo in confuso». (Don Lorenzo Milani)
Venerdì pomeriggio abbiamo vissuto un intenso momento di spiritualità con don Marco Ghiazza, il nostro assistente nazionale, sull’icona biblica che ci accompagnerà il prossimo anno, cioè il Vangelo di Luca 4, 14-21.
Sabato mattina è venuto a condividere la sua esperienza con noi il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano. Rispondendo a delle domande ha raccontato di sé, della sua vita in AC, del suo nuovo servizio, il tutto arricchito da aneddoti che ci hanno insegnato tanto. Dalle sue parole e dalla sua emozione traspariva tutta la passione per la nostra associazione, per la sua famiglia e per i più piccoli, definendo i ragazzi come la cosa più bella che abbiamo, quindi di loro dobbiamo averne cura accompagnandoli.
Nel pomeriggio, invece, abbiamo approfondito la proposta formativa ACR del prossimo anno associativo “Su misura per te”, guidata dalla domanda di vita: «Mi guardi?». Di questo speriamo di aver modo di poterlo condividere da vicino con tutti gli educatori della nostra diocesi.
Domenica mattina, al termine del campo, si sono tenute le conclusioni della Responsabile Nazionale Acr, Annamaria Bongio, la quale ha posto la nostra attenzione sull’importanza dello stare insieme, sul desiderio di incontro con l’altro e sulla fedeltà nell’avere cura delle relazioni familiari. «Noi siamo chiamati a leggere noi stessi e chi ci sta affianco, non solo dalla parte superficiale dell’erba ma soprattutto dalle radici. Non lasciamoci scoraggiare dalla fatica e dagli scarsi risultati, perché Dio con le nostre briciole sa fare il suo pane. Dobbiamo amare questa responsabilità perché il Signore ci ha scelti e prescegliendoci dobbiamo essere grati».
Sia questo per noi il tempo per «costruire giorno dopo giorno rimanendo legati…come in un abbraccio!»
Martina De Cicco e Paco Cirillo