Sono partita per Bitonto con la voglia di mettermi in gioco in un’esperienza totalmente nuova ed emotivamente forte.
Non nego i timori che mi hanno accompagnata prima della partenza e anche durante i primi giorni, ma è stato nell’ incontro con le persone che si sono lentamente disciolti in una gioia sempre più potente. Tutto questo grazie anche a dei compagni di viaggio meravigliosi, la cui presenza è stata per me molto stimolante e di sostegno; le relazioni che si sono create, infatti, sono state certamente un valore aggiunto a tutta l’esperienza.
Abbiamo prestato servizio nelle strutture della “Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano” (Casa alloggio per malati di Aids “Raggio di Sole”,Comunità terapeutica Lorusso-Cipparoli, Mensa per i poveri, Casa di Accoglienza Xenìa) e nel Centro di accoglienza “don Vito Diana” (il servizio di dormitorio della Caritas diocesanaBari-Bitonto).
Nella Casa di Accoglienza Xenìa abbiamo conosciuto il nucleo familiare attualmente ospitato. È stato bello ritornare bambini con i piccoletti, giocare con loro e regalargli delle ore diverse dalla solita routine delle loro giornate. Uno di loro mi ha conquistata in modo particolare con la sua energia spropositata e il suo istantaneo affetto per me. Mi ha cercata ogni giorno anche quando non ero lì con lui, attraverso il gioco mi ha raccontato le sue paure e i suoi sentimenti; al termine della settimana mi ha poi salutata regalandomi una letterina e uno di quei suoi sorrisi sinceri, così rari ma anche così belli.
Nella Casa alloggio “Raggio di Sole” abbiamo incontrato persone stupende. Quei volti, quei sorrisi, il loro desiderio di vicinanza, mi hanno sfiorato l’anima, lasciando tracce indelebili. Incontrarli e conoscere le loro storie è stato disarmante, ma mi ha scosso inesorabilmente dall’ordinarietà. Tutti loro sono testimonianza viva di speranza e rinascita perché, anche se consapevoli della propria condizione, hanno ricostruito il proprio oggi partendo dall’essenziale. Sono vivi e lo gridano forte. Sono speciali e te lo fanno scoprire. Sono malati ma tu non te ne accorgi. Salutarli è stato difficile e di lacrime ne sono scese a fiumi, sul mio volto e sul loro; quei loro occhi lucidi e le loro parole di affetto sono ormai impressi nei miei ricordi.
Nella comunità Lorusso-Cipparoli abbiamo conosciuto ragazzi e uomini che hanno scelto di darsi un’altra possibilità, quella della rinascita. La strada è difficile e loro non nascondono che tante sono le volte che credono di non farcela, nonostante fuori ci siano delle piccole creature che aspettano di riabbracciare i propri papà, motivo per cui stanno già programmando un futuro diverso – chi vuole fare il tatuatore, chi il cuoco, chi desidera aprire una pizzeria -, un futuro in cui la droga non prenda il sopravvento e distrugga ogni cosa. Guardandoli ho capito come la speranza possa riaccendere la scintilla, come i sogni possano essere il motore che smuove la vita, come l’affetto possa risollevare un’anima.
Un altro momento toccante è stata la visita all’Hospice Aurelio Marena. Don Tommaso ci ha raccontato che l’hospice propone cure palliativ che aiutano le persone a vivere l’ultimo pezzettino di vita su questa terra circondati da affetto e attenzioni. Un’equipe si prende cura di ogni aspetto della persona, anche della sua vita spirituale, per permetterle di riconciliarsi con se stessi e con la vita. Inoltre, per tutti gli ospiti ci sono le insostituibili attenzioni dei volontari che qui vengono chiamate “carezze”, carezze all’anima e non solo al corpo, la delicatezza e la dolcezza di un gesto che fa sentire la vicinanza.
Avere avuto la possibilità di un incontro di spiritualità con don Vito Piccinonna (attualmente direttore della Caritas locale e Presidente Fondazione Opera Ss. Medici Onlus Bitonto e che è stato anche assistente nazionale del Settore Giovani di Ac) proprio in questo luogo è stato un qualcosa di indescrivibile, una scossa forte, un ridestarsi, un sentire più profondo, un silenzio che parla. Lasciandoci guidare dall’esperienza di Elia, abbiamo avuto la possibilità di guardare alla nostra vita con occhi diversi, in grado di riconoscere Dio nelle persone e nelle piccole cose che ci circondano; sono state domande forti e senza mezzi termini, quelle che Don Vito ci ha affidato, le quali hanno richiesto risposte vere e profonde, che hanno fatto crollare barriere e certezze.
Posso davvero dire che in questo viaggio, durato troppo poco, ho conosciuto delle persone stupende che hanno fatto della propria vita una vocazione alla cura dell’altro. Don Vito, don Tommaso, don Francesco, Giovanni, Maria Catena, Fiorella, Filippo, Francesco, Raffaele, tutti gli operatori e le ragazze del Servizio Civile: dei visi amici che accolgono e amano indistintamente.
Francesca Masucci, Azione Cattolica di Baiano