Sono appena tornata da una bellissima esperienza di campo nazionale, che si è tenuto a Castellammare di Stabia dal 1 al 5 agosto e che ha visto abbracciarsi circa duecento ragazzi tra settore giovani e Msac. Per me è stata la prima volta che mi affacciavo a una esperienza nazionale, che è stata ancora più bella perché questa ha avuto luogo proprio nella nostra amata Campania. Il titolo “una melodia più bella” già mi attirava, forse perché sapevo che qui avrei trovato qualche risposta alle tante domande che avevo nel cuore e così è stato. Fin da subito il campo ha preso vita. Don Tony Drazza, rifacendosi ai colori suggestivi del tramonto sul golfo di Napoli, ci ha invitati a non essere solo scintille, ricordandoci che ognuno di noi, nella vita, è in grado di ripartire solo perché qualcuno sceglie di scaldarci il cuore. Per farci comprendere l’essenzialità della nostra vita ci ha richiamato alla mente l’immagine del pane, non uno qualsiasi comprato al supermercato, ma quello fatto in casa, che sa di fatica, di tenerezza e che ha bisogno di un invito, che proviene dal cuore. Abbiamo, poi, avuto la fortuna di conoscere Linda e David, due ragazzi della Palestina, che hanno vissuto questi giorni di campo insieme a noi. È stato un incontro che non dimenticherò, perché sebbene non tutti masticassero l’inglese, ognuno si è avvicinato a loro e anche solo con uno sguardo ha cercato di farli sentire a casa.
Il tempo di deserto e silenzio, guidati dalle parole di don Mario Diana, ci ha fatto comprendere l’importanza di “rallentare il tempo”, per meditare sulle nostre vite e ripartire. Ci ha invitato a riflettere sul nostro punto di partenza, sui nostri desideri e con estrema delicatezza ci ha aiutato a chiederci “per chi sto vivendo?” e a riflettere sui nostri talenti che non possono essere chiusi a chiave nel miglior baule del mondo, ma esistono in noi, perché ne facciamo dono agli altri. Sono state ore che mi hanno aiutato a riflettere sulle mie fragilità, sulle mie paure, che non possono essere dei limiti insormontabili da non poter affrontare.
L’incontro con il presidente Matteo Truffelli è stato uno dei momenti più belli. Lo abbiamo intervistato con le 3D: discernimento, disponibilità e democrazia.
La prima parola è stata fondamentale per capire che dietro ogni responsabilità c’è un percorso di meditazione, ma anche di confronto e coraggio di scegliere. Matteo non è un supereroe, è un uomo coraggioso, che come tutti ha avuto paura davanti ad alcune scelte, ma che non si è fermato, perché anche se all’ inizio aveva paura di non sentirsi all’ altezza di alcuni compiti, nel corso della sua vita ha sempre trovato qualcuno che ha creduto in lui, che ha visto in lui “una melodia più bella”. Ci ha aiutati a riflettere su come ognuno di noi può accompagnare gli altri nel prendere grossi incarichi di responsabilità, ma non scegliere al posto loro, perché anche dietro dei no, possono scaturire dei grandi sì.
La seconda parola, disponibilità, ci ha aiutati a capire che il nostro impegno non è una questione d’incastri, bensì la nostra scelta è di un servizio che è la nostra vita. Ed infine democrazia, che “usiamo” in ogni assemblea, scegliamo delle persone e questo richiede delicatezza, accompagnamento e fiducia. La cosa che mi ha molto colpito è anche il passaggio in cui lui ha sottolineato l’importanza di incarichi “a tempo limitato”, perché noi in quel tempo, seppur limitato, siamo chiamati a fare del nostro meglio.
Una cosa è certa: ogni impegno, ogni chiamata non arriva a caso, ma arriva perché Qualcuno ha dei progetti più grandi per noi. Per aprirci a questo progetto però, non possiamo avere tutto sotto controllo ma conservare lo stupore di uno sconvolgimento, che ci cambia la vita dall’ incontro con gli altri.
L’incontro con la dottoressa Cecilia Costa, sociologa e collaboratrice del sinodo in qualità di esperta si è soffermata nel suo primo intervento su due concetti fondamentali del sinodo: Ricerca e Crescita, che servono a noi per comprendere “l’arcipelago delle identità” che oggi è la realtà giovanile. Una realtà che non può essere analizzata per stereotipi, ma conosciuta a fondo e capita. Grazie al confronto in gruppi siamo riusciti a prendere il meglio dalle altre situazioni per creare insieme delle proposte che vedevano i giovani al centro.
Don Tony ci ha fatto comprendere l’importanza del Kerigma, il primo annuncio, che è vero solo se cambia la vita e che ci fa capire di essere chiamati. Si tratta di un annuncio vero e sentito, che si testimonia con la vita e la cui autenticità si nota da quanto amore ci mettiamo nella ricerca di persone. E noi in che modo annunciamo? Cecilia si è soffermata anche sull’ incontro con le persone. Siamo mai stati chiamati per nome? Abbiamo mai chiamato qualcuno intimamente per mostrargli qualcosa di bello?
Cecilia ha cercato di fornirci non la ricetta per incontrare i giovani e avvicinarci a loro, ma delle linee guida.
Rifacendosi alle parole del Papa ha parlato di rivoluzione della tenerezza, perché Dio ci chiama, ci convoca per una vita “del cuore”. A conclusione di questo discorso un’attenzione è stata data al tema dell’accoglienza, per vedere chi è diverso come delle persone, che hanno una storia da raccontare e dei sogni da realizzare.
La giornata si è conclusa con la tanto attesa cena regionale, che ha visto noi campani uniti nella messa a punto. Tra specialità campane, tanti amici che ci hanno raggiunto per passare questa serata insieme, band dal vivo che ci ha visto ballare tarantella, pizzica e classici napoletani, abbiamo cercato, attraverso giochi e racconti, di trasmettere questa bellezza e farci amare anche attraverso rappresentazioni teatrali di Troisi e Totó. Si è rivelata una esperienza di fraternità e condivisione che non dimenticherò mai, perché è andata oltre gli stereotipi comuni, alla ricerca della bellezza, per sentirci un’unica e grande Italia.
La quarta giornata del campo nazionale è stata per me quella più emozionante. Abbiamo incontrato Angelo Moretti , direttore del consorzio “ Sale della terra “ il quale ci ha raccontato le iniziative svolte dal loro consorzio, tra le quali quella che ci ha più colpiti è stato il progetto rivolto a pazienti disabili. Tutto è partito dal voler creare per loro uno spazio in cui potessero sentirsi a casa, con la realizzazione di un campo che sarebbe dovuto durare soli 15 giorni e che invece dal 2001 è ancora operante e presente nella diocesi di Benevento ed accoglie ogni giorno tanti ragazzi . È stato bello sentire il suo racconto ed in particolare mi ha colpito l’affermazione che ha riportato di uno di questi ragazzi che rivolgendosi ai volontari ha detto: “Mi sono sentito come un accendino, perché voi avete fatto pressione su di me e avete fatto uscire la luce”. Angelo ci ha aiutati a riflettere su come ascoltare e comprendere la realtà del territorio che ci circonda perché gli obiettivi si scelgono ascoltando le persone, ma con un ascolto profondo dei desideri delle persone che lo abitano e non solo limitandosi ad una mera soddisfazione dei bisogni. Angelo ci ha inoltre esortati a non rimanere fermi, a metterci in gioco. Dal confronto in gruppo, poi, abbiamo riflettuto sulle occasioni di servizio offerte ai giovani della nostra diocesi. Sono realtà fini a se stesse o hanno una continuità? Che differenza c’è tra servizio e volontariato? Da queste domande è partita, poi,la seguente riflessione con Angelo, che ci ha aiutati a capire che il vero servizio non si circoscrive ad una attività a tempo limitato, e che contiene in sé l’annuncio della bellezza di Dio nelle nostre vite. Senza questa componente spirituale, il servizio si riduce ad una mera filantropia, che porta con sé anche meno motivazioni.
Il pomeriggio poi ci ha visto impegnati in una visita ai territori di Casal di Principe e Casapesenna, realtà oppresse dalla camorra, che però non si sono fermate davanti alla morte, ma hanno scelto di ripartire con la Parola di vita. Abbiamo visitato due beni confiscati alla camorra ed è stato bello capire che nonostante fossero nati dalla morte, sono poi diventati un bene a disposizione di tutta la comunità. Abbiamo visitato il Centro di Aggregazione giovanile per l’Arte e la Cultura in Casapesenna (CE). Qui abbiamo incontrato Vincenzo, Elisabetta ed Antonella, soci di Azione Cattolica, i quali ci hanno spiegato che il centro è affidato all’ Associazione di Promozione Sociale Circolo Letterario MaeditActio di cui loro fanno parte e che propone il progetto “ARTE ESPRESSA”, nato per valorizzare i linguaggi creativi, la letteratura e l’arte per prevenire la dispersione scolastica, favorire la cultura tra i giovani, educare al dialogo tra le generazioni e rispondere alle esigenze di coloro che, in situazione di svantaggio, possono trovare nella dimensione culturale nuove opportunità di crescita. È stato tanto bello vedere nei loro occhi la volontà di voler realizzare a tutti i costi un sogno, nonostante le difficoltà e le fatiche che come in ogni avventura si presentano. Un altro luogo visitato è stato “Casa don Diana “ che è una centro polivalente per la promozione sociale dedicato a giovani e adulti. Ad accoglierci abbiamo trovato Augusto, amico fraterno di don Peppe Diana e testimone oculare del suo omicidio, il rappresentante dell’associazione LIBERA e Gabriella, membro della AGESCI, che ci ha fatto rivivere attraverso i suoi racconti la vita di don Peppe, il suo operato ed il suo impegno attivo contro la camorra nelle terre martoriate dalla criminalità organizzata. Gabriella ci ha esortato, riprendendo un’affermazione di don Peppe, a “ risalire sui tetti per annunciare parole di vita “ ed a fare un’attenta lettura dei bisogni dei nostri territori partendo dal vedere cosa c’è di bello per cominciare a scuoterlo. La prima impressione che ho avuto di questo posto è stato “questo è un cimitero” per la miriade di volti esposti delle persone innocenti uccise dalla camorra, ragazzi e bambini innocenti, che non si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato, perché semplicemente stavano vivendo le loro vite, c’era chi giocava, chi andava a fare la spesa e non è più ritornato a casa. In un’altra stanza, invece, ho visto una miriade di volti che oggi si impegnano nel loro piccolo per combattere tutto questo. E noi cosa siamo disposti a fare per migliorare i territori in cui viviamo? Il racconto di Augusto mi ha commosso molto, è stato bello vedere che lui si commuovesse nonostante le tantissime volte che ha raccontato la sua storia. Augusto ha deciso di lottare per amore, ha visto la sua vita sconvolta da un momento all’ altro e ha deciso di non arrendersi. È stato fortunato, perché non è stato solo in questa battaglia, ma è stato accompagnato da chi lo ama. È questa forse la vera rivoluzione della tenerezza, quella in cui nonostante le paure e le innumerevoli minacce, non ti fermi, perché hai desideri più grandi. Ci ha invitato a scegliere se chiuderci, restare a casa e mettere la testa sul cuscino oppure uscire e provare ad accendere la Luce per le strade non ancora illuminate.
Alla luce di tutto non riesco a esprimere a parole la bellezza di questa esperienza, perché ogni campo non si racconta, ma si vive. Era partita una me stessa insicura, fragile, che non riusciva a vedere interamente la bellezza della sua vita, perché pensavo che gli errori contassero di più delle cose belle. Ma in tutto questo caos, sono riuscita a trovare la melodia più bella della mia vita, che non è una vita che riparte da qualcosa in più, ma che prende tutto il meglio che già ha per farlo splendere. Ho capito che è umano avere paura, sarebbe anormale non averla, ma non possiamo permettere a questa di divorarci e di non farci vivere le bellezze che abbiamo. La paura si sconfigge non restando soli, aprendosi al confronto con gli altri, perché scopri che non sei l’unico a provare quelle sensazioni, ma ci sono tanti giovani come te che combattono per uno scopo comune, quello di aiutare le persone a trovare Dio.
Sarà che avevo bisogno fortemente di ripulirmi gli occhi e di vedere che non è mai tempo perso quello dedicato al servizio, ma un tempo vivo.
Allora vi auguro di essere come degli accendini, che facendo pressione sulle vite degli altri, possiate far uscire la luce e il fuoco che le persone hanno dentro. Grazie ad ogni vita che si è intrecciata con la mia.
Grazie a Dio.
Giovanna Esposito, membro di equipe diocesana giovani (parrocchia di S. Sebastiano Martire Miuli, Marigliano)
Campo Nazionale MSAC
Dal 1º al 5 agosto siamo stati al Campo Nazionale MSAC a Castellammare di Stabia (NA). Il titolo del campo era “Studenti capaci di politica “.
Durante il campo abbiamo compreso che la politica non è solo quella parlamentare, ma la si vive tutti i giorni, soprattutto in ambito scolastico, dove ci siamo soffermati maggiormente. Prima di iniziare a parlare di politica a scuola abbiamo avuto un incontro con il Presidente nazionale di AC Matteo Truffelli che ci ha spiegato cos’è la politica, ovvero mettersi a servizio per il bene della comunità. Tornando a parlare di scuola, abbiamo svolto un laboratorio dove erano presenti dieci stand che riguardavano i diversi settori scolastici. Durante la visita presso gli stand che ci interessavano di più, ci si doveva iscrivere in uno di questi per la condivisione di gruppo e per capire cosa si può fare in qualità di studenti e in qualità di membri équipe. Il laboratorio successivo parlava degli strumenti da utilizzare per capire meglio come muoverci a scuola e in ambito MSAC, come “Professione Studente”, una raccolta di quattro libri scritti dal movimento, abbiamo cercato di individuare i punti forti e i punti deboli degli strumenti per migliorarli. Durante il campo, abbiamo incontrato due Alfieri della Repubblica, prima attraverso una mostra interattiva, poi con l’incontro diretto con loro, dove abbiamo trattato due argomenti importanti: il bullismo e la sicurezza per prevenire un terremoto. Successivamente abbiamo parlato degli eventi nazionali che ci saranno durante quest’ultimo anno del triennio. Ci saranno tre incontri: dal 15 al 17 Novembre la Scuola per Studenti “Informazione e Politica” dove si parlerà di democrazia a 360º; il secondo dal 29 Novembre al 1º Dicembre un weekend per giovani alla ricerca di domande sulla propria vita “Che cercate?”; il terzo e ultimo appuntamento è l’evento più importante, che chiude questo triennio di MSAC, ovvero il XVII Congresso Nazionale AC, dove si eleggeranno il Segretario Nazionale, il Vicesegretario Nazionale e i 4 membri eletti d’equipe. In merito al Congresso abbiamo intrapreso un laboratorio a parte dove parlavamo principalmente del Congresso Diocesano tramite la conoscenza del Documento Congressuale Diocesano, dove vengono eletti i Segretari Diocesani. Questo campo mi ha dato una spinta in più per intraprendere il mio cammino come Msacchino nell’istituto, come anche nel gruppo équipe e nel circolo all’interno della scuola. Ci hanno fatto scoprire una scuola che prima non conoscevamo, facendoci rendere conto di quanto essa sia immensa!
Enrico La Marca, membro di equipe diocesana Msac (parrocchia SS. Corpo e Rosario di Cristo – Palma Campania)