Mena Beneduce, responsabile diocesana Acr, ci racconta come è andata la terza sessione sinodale, dal titolo “Per una Chiesa che rende lode”.
La terza sessione era forse la più “tecnica”, specie per noi laici. O almeno così pensavamo. Però lo svolgimento del tema, “Per una Chiesa che rende lode”, in realtà si è messa lungo binari molto comprensibili per tutti. Si parlava, per intenderci, di liturgia e sacramenti. Cose che spesso vengono considerate “da preti”, ma che in realtà riguardano tutti noi e ci coinvolgono da protagonisti.
Cercherò di dirvi cosa ci siamo comunicati in questi giorni ripercorrendo i miei appunti. Innanzitutto l’intervengo introduttivo di Goffredo Boselli, monaco di Bose, davvero molto bello.
Boselli ha articolato il suo intervento in 5 punti:
- La liturgia fa il cristiano. Ovvero: la liturgia è l’origine, il grembo, la matrice della nostra esperienza cristiana
- Con la liturgia entro in una forma che mi forma. Per formare il mio essere credente, non posso pretendere di darmi forma da solo.
- La gestualità del corpo. Si cade nel ritualismo quando mi sento l’autore, e non l’invitato. Per una buona liturgia ci vuole spoliazione, umiltà, sacrificio.
- Liturgia come ospitalità. Due sono le necessità: far vivere la liturgia come spazio di santità; presentare la liturgia come sosta, ristoro, riposo.
- Far vivere l’umanità della liturgia. Ciò che è autenticamente spirituale è anche autenticamente umano.Evangelizzare è umanizzare alla luce dell’umanità di Gesù Cristo. La liturgia non scarta l’umano, ma spirituale e umano agiscono insieme nell’azione liturgica.
Questa introduzione è stata davvero importante per metterci tutti a nostro agio nel tema. Dopo sono arrivati gli interventi. Dico alcuni temi a mio avviso centrali:
- I percorsi sacramentali come percorsi di riscoperta della fede, anche per le famiglie
- Riscoprire, nelle liturgie, sobrietà dei gesti, semplicità e spiritualità, evitando inutili estetismi e protagonismi di sacerdoti e laici. Sobrietà, essenzialità e spiritualità che riguardano anche l’omelia.
- Rendere centrale la liturgia eucaristica nei cammini formativi di tutte le fasce d’età
- Valorizzare e far lavorare seriamente il Gruppo liturgico parrocchiale
- Riscoprire la forza comunità della Liturgia delle ore
- La formazione permanente dei seminaristi e dei presbiteri, anche sulla loro vita affettiva, con particolare attenzione a che abbiano uno scambio costante e reciproco con laici e famiglie
- Gratuità dei sacramenti ponendo rimedi alla brutta figura che si fa quando appare che per ricevere un sacramento bisogna tirar fuori dei soldi e delle tariffe obbligatorie, sobrietà e spiritualità nelle feste popolari e legate alla religiosità popolare.
- Maggior coordinamento cittadino e territoriale per i percorsi sacramentali, le regole e gli orari delle messe (per evitare che una regola di una parrocchia venga smentita da quella distante pochi metri)
Purtroppo, invece, poco si è approfondito il rapporto tra liturgia e vita, liturgia e lavoro, liturgia e vita familiare. È un livello di concretezza e ordinarietà che a volte non emerge dalle nostre discussioni sinodali.
Abbiamo infine votato le propositiones della seconda sessione, “Una Chiesa che ascolta”. Per la prima volta, c’è stato, sulle propositiones proposte dalla segreteria, un dibattito in Assemblea. Ciò ha portato a far emergere alcune criticità nelle propositiones che saranno “aggiustate” alla luce di quanto ci siamo detti. Quindi la nostra capacità di lavorare e decidere insieme sta decisamente crescendo. In particolare, siccome nelle propositiones della seconda sessione c’era un lungo passaggio dedicato alla formazione, le aggregazioni laicali hanno sottolineato come tale punto fosse stato sviluppato dimenticando quanto sia importante l’apporto su questo tema di associazioni, movimenti, comunità e gruppi che hanno scelto la strada di crescere insieme e ordinariamente nella fede attraverso percorsi che interrogano la vita nella sua interezza.