Inevitabile che questa seconda sessione del Sinodo si sia in parte intrecciata col Convegno Ecclesiale di Firenze celebrato solo pochi giorni fa. Il nostro presidente Marco, che vi ha partecipato in prima persona, offre una lettura proprio in apertura dei lavori sinodali: «A Firenze Papa Francesco ha chiesto alla Chiesa italiana di fare una cura dimagrante, di scegliere l’essenziale: ci vuole credenti meno borghesi, meno attenti ai ruoli e ai posizionamenti e capaci di mettere al centro l’interesse della persona». A questo punto mi viene in mente l’aforisma di uno scrittore a me caro, Nicolas Gomez Davila, il quale disse: “Borghesia è qualunque insieme di individui scontenti di ciò che hanno e soddisfatti di ciò che sono”. Queste parole non sono vere anche per una chiesa-borghese? Tutti tanto soddisfatti dei piccoli grandi spazi di potere conquistati, dei piccoli grandi privilegi loro accordati. E poi, alla fine, un’insoddisfazione latente e generalizzata, una Chiesa affaticata e senza slancio, assolutamente insipida agli occhi del mondo.
«La Chiesa italiana vive oggi una sua fase cruciale – prosegue Marco nel suo racconto – il Papa la invita a scelte radicali, a fare una cura dimagrante per immergersi nella realtà». Immergersi: un verbo che per una felice combinazione è tornato anche nel preambolo alle propositiones votate dai sinodali. Cosa si può dire a colui che legge il mondo coi propri schemi mentali e non vuole scomodarsi ad aprire la finestra per vedere fuori come effettivamente stanno le cose? “Fai un bagno di realtà”. Che poi vuol dire quasi sempre: “fai un bagno di umiltà”. Il Sinodo, in fondo, non è anzitutto una salutare immersione nella verità di noi stessi in quanto Chiesa? Un chiedersi “per chi” e “come” esistiamo, eliminando le incrostazioni per riscoprire l’essenziale? E tutto questo non richiede l’umiltà di ammettere che talvolta la nostra Chiesa di Nola ha interrotto la comunicazione con la storia e col territorio? Insomma si tratta prima di tutto di un esercizio di consapevolezza, per non rischiare di vivere da stranieri in questo nostro tempo.
Finito il racconto di Marco, i sinodali prendono la parola e iniziano a macinare interventi. Tema: “Per una Chiesa che ascolta”, la Parola di Dio nella vita delle nostre parrocchie. E il titolo di questa sessione sinodale sembra quasi suggerire una risposta a chi ha potuto pensare: “Papa Francesco ci chiede di ridefinire il nostro stile, Padre Beniamino ha convocato il Sinodo per chiederci di ripensare il nostro stile…ma come? Quale forma assumere? Da dove iniziamo?”: è l’ascolto della parola di Dio che trasforma, mette in crisi, destruttura, agisce efficacemente nella nostra vita, getta luce sulle nostre inconsistenze, ti legge mentre tu la leggi.
Il succedersi degli interventi lascia emergere aspetti positivi accanto a difficoltà, proposte concrete di fianco a qualche volo pindarico di troppo, ma va bene così: tutto è “rivelativo”, tutto ci informa sul volto della nostra Chiesa di Nola, e per come la vedo io, l’esser messi davanti alla nostra verità è già un dono di Dio, forse l’unico dono da chiedere incessantemente.
Faccio una piccola confessione pubblica: qualcuno si avvicina a me, si lamenta del numero degli interventi, dice che è stanco di ascoltare, gli do anche ragione, annuisco, ma poi mi viene da pensare che siamo tutti bravi a pronunciare la parola “sinodalità” quando però sono gli altri a dover ascoltare noi, in caso contrario pensiamo a trovare il sistema per tagliar corto. La prima sessione sinodale è stato il tempo del rodaggio e della “novità”: ora si avverte la fatica del perseverare nell’ascolto reciproco…”si vivesse solo d’inizi” canta il buon Niccolò Fabi…
A proposito di inizi: sabato pomeriggio i sinodali hanno iniziato pure a votare le propositiones. Che cosa sono? Praticamente le “conclusioni” cui giunge l’assemblea sui vari temi e che saranno presentate al vescovo alla fine dei lavori come frutto dello sforzo di presbiteri, religiosi e laici che non vivono solo la Chiesa ma provano anche a pensarla, in ascolto gli uni degli altri e tutti insieme in ascolto del Signore.
Alfonso Lanzieri