Terenzio diceva: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”,ossia, “Sono uomo, niente di umano considero estraneo a me ”. Alla luce della realtà odierna, questa frase fa sorgere spontanea una domanda: Che cos’è l’umanità oggi? Non c’è dubbio che i mass media e la vita che noi stessi viviamo ci pongono dinanzi un quadro poco incoraggiante; questo è fatto di crisi, guerre, indifferenza, materialità. Si,è certamente anche questa l’umanità, ma ce n’è un’altra, più silenziosa, che opera in disparte, che si guadagna raramente le prime pagine; ed è quella fatta di solidarietà, compassione, comprensione, amore. Questo non è un fatto scontato,tanto più che oggi ci si meraviglia più facilmente dinanzi al bene che dinanzi al male. Ed è proprio la meraviglia il sentimento che accompagnerà di più il ricordo della nostra missione in Albania. Partiti da Lauro sotto la guida di Don Leonardo, eravamo un gruppo eterogeneo in gran parte composto da membri dell’Azione Cattolica; quasi tutti non sapevamo bene cosa aspettarci da questa esperienza che,nella sua particolarità, ha acceso gli animi e scaldato i cuori. Sbarcati a Durazzo ci si è posto subito davanti un contesto di vita molto difficile, poiché si è accalcata intorno a noi una folla di bambini mal nutriti e mal vestiti in cerca di un po’ di denaro.Giunti a Rragam il primo incontro con i ragazzi albanesi si svolse per parlare loro dei principi e dei caratteri dell’Azione Cattolica al fine di intraprenderne la sua realizzazione anche lì. È stato subito evidente che ci confrontavamo con persone dalla cultura e dalle esigenze del tutto diverse dalle nostre; ma è stato proprio questo a far si che pochi giorni ci lasciassero un bagaglio così ricco di sensazioni profonde. Stare con loro ci ha mostrato chiaramente quanta ricchezza di valori ci sia nella povertà o nella modestia delle possibilità economiche; quanto sia infondata la nostra frequente insoddisfazione nei confronti della vita, svelandocene la bellezza in un abbraccio, un sorriso, una parola di conforto.Vedere giovani che si fanno forza giorno per giorno nel lavoro o nello studio, nonostante tutte le difficoltà, ci ha mostrato una forza e una tenacia spesso assente in tutte le agiatezze. La loro fede, incrollabile e forte oggi come ieri,è stata un monito per noi giovani a non abbandonare mai il cammino del Signore, a credere sempre e ancora di più quando tutto appare incerto e arduo.Grazie ad un sano confronto, privo di pregiudizi e di riserve da una parte e dall’altra,abbiamo creato legami umani che superano qualsiasi barriera naturale o culturale. Cantare insieme in due concerti, ci ha fatto sentire che tutti insieme stavamo facendo qualcosa d’importante:ci rendevamo felici a vicenda ,nella semplicità della musica e dei canti,nella stretta di mani ansiose e negli sguardi d’intesa.Parlavamo tutti un’unica lingua, quella del Signore, l’unica che unisce tutti, sempre e dovunque, al di là di ogni diversità “terrena”.Questa esperienza ci ha testimoniato come la condivisione è il pane dell’anima, condivisione non solo di beni materiali, ma di tempo per conoscersi e scoprire che non c’è gratificazione più grande,non c’è cosa che renda più completi dell’aiutare chi è meno fortunato di noi.La filantropia è un dovere,ma soprattutto un diritto, poiché solo l’uomo che la esercita realizza se stesso e testimonia agli altri che cos’è la “vera” umanità: amare il prossimo tuo come te stesso.
Manzi Yvonne Carmen