In questo weekend di maggio appena trascorso, nella storica cornice della Domus Pacis(ritornata proprietà dell’AC) si è svolta la XIV Assemblea Nazionale di Azione Cattolica “Vivere la Fede. Amare la Vita. L’impegno educativo dell’AC”.
Ma andiamo con ordine …
(trovi tutti i materiali dell’assemblea a QUESTO INDIRIZZO)
“Da mille strade arriviamo a Roma sui passi della Fede” , così anche noi ci siamo ritrovati a Roma, alla stessa ora, benché partiti a orari diversi ( perché anche questa è sintonia da AC!): Pina De Simone, la nostra presidente diocesana, don Alessandro assistente unitario diocesano, Angela Santella vicepresidente Adulti e delegata per il Settore, Enzo Formisano segretario diocesano e delegato per il Settore Giovani, Rita Sartore coordinatrice e delegata per l’ACR, Dominga Mariniello segretaria e delegata per il MLAC insieme con me , che ho partecipato in quanto delegata per il MSAC.
Alla Domus la delegazione, espletata la registrazione, ha potuto unirsi a quanti da tutta l’Italia, senza divisione alcuna, come oggi sempre più siamo invece spinti a immaginare i cittadini del nostro Paese, erano giunti, animati da quell’amore a Cristo e alla Chiesa e a quella cura per tutti gli uomini e per il nostro Paese, che da sempre caratterizza gli uomini e le donne, giovani adulti e ragazzi, responsabili associativi ed educatori, laici impegnati di AC. Ma abbiamo potuto ricongiungerci anche con Biagio Palmese e Mena Beneduce, membri della commissione verifica poteri, poi trasformatasi in commissione elettorale nel giorno di sabato ( e che abbiamo affettuosamente accompagnato con la nostra presenza fisica e “doni” – leggi torte sottratte ai tavoli durante pranzi e cene – mentre assolvevano ai loro compiti ) con Franco Miano, Presidente nazionale per il triennio appena conclusosi, con Marco Iasevoli, Vicepresidente giovani uscente, e insieme con lui Paola e il piccolo Simone che a meno di un mese dalla sua nascita ha già vissuto la sua prima assemblea … perché, in fondo, come ha dichiarato la mamma a Segno14-quotidiano interno della XIV Assemblea- basta solo un po’ di organizzazione!
D’altronde questo ampio respiro di unitarietà intergenerazionale lo si avvertiva da subito e facilmente e costantemente, osservando i bimbi dai 20 giorni ai 18 mesi, in compagnia di mamme e papà, e i ragazzi dell’ACR all’ingresso della Domus e i volti che hanno segnato la storia recente della nostra Associazione che partecipavano ai lavori di apertura dell’Assemblea. Ma un ampio respiro di unitarietà anche da un punto di vista territoriale, non solo a livello nazionale (rinsaldato dal messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ci ha ricordato il nostro impegno di AC per il bene dell’intera società nazionale), ma anche internazionale come comprovano la presenza di Emilio Inzaurraga (Presidente nazionale Ac Argentina e Coordinatore Segretariato Fiac) che è stato il presidente dell’Assemblea, e la partecipazione di alcuni rappresentanti dei Paesi membri della Fiac cui si è aggiunto, nel saluto ai delegati di sabato 7 maggio, l’ambasciatore della Corea presso la Santa Sede: ai delegati presenti in sala, come anche agli uditori sparsi nelle varie sale della Domus, a loro appositamente dedicate e tecnologicamente allestite per seguire in diretta il lavoro delle delegazioni, il presidente della Fiac ha richiamato quell’impegno affidatoci a Loreto da Giovanni paolo II e poi riconsegnatoci con forza a Roma da Benedetto XVI di contemplazione, comunione e missione.
Un senso di unitarietà e di corresponsabilità con la nostra Chiesa: il messaggio del Santo Padre, la costante presenza dell’assistente generale S. E. Mons. Domenico Sigalini e dei suoi collaboratori, non solo a livello nazionale ma anche dei tanti assistenti che hanno condiviso con noi questi pochi passi del lungo cammino dell’AC, attraverso cui continuiamo a dire SI all’impegno di assumerci “pienamente la nostra responsabilità laicale a servizio del Vangelo”. E quest’aria di Chiesa e comunione con i nostri pastori ci hanno aiutato a viverla S.Em. Card. Rylko( presidente del pontificio consiglio per i laici), S. E. mons. Mariano Crociata(segretario generale CEI), S. E. mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo (vescovo ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale latino per Israele), che sono intervenuti all’apertura dei lavori, e S. Em. Card. Angelo Bagnasco che per noi ha presieduto la celebrazione eucaristica di domenica, aiutandoci a comprendere le scritture e spezzando il Pane di vita per noi, che, come i due discepoli di Emmaus – ci suggeriva il nostro Assistente generale- ci sforziamo di rendere una buona testimonianza in ogni ambito della vita, e ci impegniamo a non disattendere la nostra aspirazione alla santità nella quotidianità.
Un’associazione di ampio respiro nella sua unità anche interna, che, come Franco (consentitemi!) ha sottolineato, nella replica finale dell’8 maggio, non è uniformità ma significa mantenere unitarietà di stile, di metodo e di sentire, preservando, come in ogni famiglia, i compiti e le caratteristiche di ciascuno: così i ragazzi dell’ACR vivaci e felici nel saluto iniziale ai delegati e che, in quella che si preannunciava la lunga maratona per votare tutti i singoli emendamenti e commi del Documento Assembleare Nazionale, nella tarda serata di sabato, ci hanno ricordato che innanzitutto “il servizio è la gioia”; così Elena Poser, neoeletta segretaria del MSAC ha riposto nelle mani dell’Assemblea il risultato del lavoro dei segretari diocesani al Congresso dello scorso aprile perché il ”sangue buono” dei msacchini è quello che trasmette loro l’Associazione e che all’interno di essa, alla fine, continua a circolare; e così il saluto di Giuseppe Patta, neoeletto segretario nazionale del MLAC, che ha condiviso i progetti del Movimento di potersi porre all’interno della realtà locale in cambiamento tra crisi economica e disoccupazione, morti sul lavoro e immigrazione; e così anche le delegazioni del MEIC, MIEAC e FUCI.
Hanno trovato spazio i forti gesti di solidarietà, dimostrata nelle Messe di sabato e domenica. Perché questo ci prefiggiamo: di essere più vicini alla vita delle persone, per poter contribuire a una proposta pastorale meno affannata e complessa, meno dispersa e più incisivamente unitaria (citazione dalla Relazione alla XIV Assemblea Nazionale).
Dalla relazione del presidente ai messaggi del Santo Padre e del presidente Napolitano, alla cura riservata a questo aspetto dalle riflessioni dei delegati, è risuonato l’invito a valorizzare la peculiare vocazione educativa, sostenuta da una tradizione più che centenaria: il modo che Benedetto XVI ci suggerisce per renderla sempre più incisiva è ancora giocato sulla necessità di un’ottica profondamente unitaria, favorendo collaborazioni con le altre forze educative, mettendo al centro la visione integrale della persona, e tuttavia, “pienamente impegnati a non fare dell’educazione un nuovo slogan”! Cioè come abbiamo sperimentato ancora una volta in AC, avendo una gioia nel cuore e comunicandola, offrendo a tutti la bellezza della persona di Gesù, perché a nessuno deve essere tolta una vita bella e buona.
Tutto questo laicità, unitarietà, ecclesialità, familiarità, bene comune, primo annuncio … hanno avuto la giusta collocazione in questo contesto che soprattutto è il frutto di quella scelta democratica, che non poteva non discendere dall’esercizio della corresponsabilità cui il Concilio ci ha chiamati: in quest’ottica si iscrivono gli interventi nel dibattito seguito alla relazione di Franco Miano tra la sera di venerdì e la mattinata di sabato, nella quale è seguito il lavoro nelle commissioni. Da questi gruppi sono emersi i numerosi emendamenti ai commi e proposte operative in cui si articola il documento Assembleare. E’ stato lavoro di tutti! E si è svolto in un clima di serena collaborazione e profonda riflessione, per cogliere il senso di parole che potessero essere voce dell’intera Associazione, che siamo stati chiamati a rappresentare. I 699 delegati accreditati hanno tutti esplicato al loro dovere di voto del nuovo consiglio nazionale, e nel tempo previsto, con la cura che, in AC abbiamo imparato, nei confronti del lavoro altrui, e cioè della commissione elettorale.
Dalla prima serata di sabato fino alla notte, i delegati si sono ritrovati per votare emendamenti e commi del documento, coordinati da Ilaria Vellani, con quello stile che sa coniugare la serietà dell’impegno alla gioia della condivisione, raggiungendo più lievemente il traguardo “notturno” (e riconfermandolo nella mattinata di domenica attraverso l’approvazione definitiva del Documento così come modificato), condividendo il gusto bello di questa fatica con gli “uditori-contatori”, senza cui non si sarebbe potuto svolgere questo momento di democrazia, e con chi ha pazientemente atteso con noi, benché fuori della sala.
L’AC ancora una volta ha dimostrato di essere custode di un patrimonio, cioè della scelta democratica, che davvero è difficile – per essere ottimisti- riscontrare oggi negli ambienti più diversi.
Ci sarebbero poi da aggiungere ancora tanti dettagli, da poter riportare ancora tante emozioni e sensazioni, gli incontri, lo sguardo che non dimentica le realtà diocesane, la cura delle relazioni, la collaborazione con la Chiesa locale … Per cui, concludo con ciò che reputo poter essere riassuntivo di questo racconto: la scelta democratica è esercizio della corresponsabilità e va vissuta con fedeltà, il servizio è la gioia perché il Suo giogo è dolce e il Suo carico è leggero, educare è cosa del cuore!
Ilaria Franzese