Politica e Magistratura

Equilibrio fra poteri: questo garantisce la Costituzione italiana, straordinario testo che dal 1948 custodisce e tutela il cuore della nostra nazione, la parte più intima del nostro Pese. La volontà dei padri costituenti è stata quella di garantire un’autonomia dei poteri statali che però allo stesso tempo non fosse di ostacolo alla comune crescita degli stessi e dunque del Paese tutto. Scelsero allora i costituenti un’ inversione di rotta rispetto al passato rendendo indipendente la magistratura che come recita l’art.101 della costituzione, è sottoposta soltanto alla legge.

E proprio sull’importanza di garantire quest’equilibrio ha posto l’accento più volte Francesco Cananzi, magistrato, membro della giunta dell’Anm di Napoli, intervenuto all’incontro “Magistratura e Politica. Questioni e criteri” tenutosi lo scorso 21 marzo, presso il complesso di Santa Chiara a Nola, ed organizzato dall’Azione Cattolica. Un incontro importante in un giorno importante e in un momento di riforme che sta investendo il Paese in vari settori, non ultimo quello della magistratura.

Il 21 marzo è infatti la Giornata dell’impegno e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, un giorno dedicato a chi è morto per combattere quanti agiscono contro il bene comune, a quanti sono stati innocentemente coinvolti in faide inconcepibili, a quanti hanno vissuto con onore, non per essere eroi, ma per essere uomini, semplicemente.

«E uomini» ha detto Cananzi «sono i magistrati, uomini e donne che lavorano e compiono il proprio dovere». E lo fanno nonostante le difficoltà derivanti da carenze strutturali e di personale, molto gravi, «basta pensare che sono vent’anni che non viene bandito un concorso per cancellieri e che la media d’età per il settore è di 61 anni». Se è vero che deve esserci una riforma della giustizia che possa rendere più efficace il servizio al popolo che la magistratura è costituzionalmente tenuta a rendere, è pur vero che i principali interventi sono relativi alle risorse strutturali e di personale.

L’obiettivo delle recenti riforme sembrano invece indirizzate «a rendere – ha detto Cananzi – sempre più i magistrati dei burocrati». Non solo, la responsabilità diretta invocata dai sostenitori dell’attuale riforma, andrebbe ad incidere fortemente sul principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e sull’imparzialità del giudizio dal  momento che il giudice tenderà a favorire la pare più forte: economicamente.

Dunque riforme sì, anche per aspetti importanti «come ad esempio – ha ricordato Cananzi – la regolamentazione dei  “processi mediatici”», ma che non danneggino i cittadini e il loro diritto ad una giustizia equa. Cittadini, che come emerso dall’incontro del 21 marzo, hanno desiderio di capire e hanno desiderio di incontrare gli esponenti della magistratura conosciuti invece prevalentemente tramite i media.

Mariangela Parisi

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