Si avvicina la Quaresima, tempo forte dell’anno liturgico che scandisce il cammino di avvicinamento alla festa centrale della nostra fede: la Pasqua. Il triduo pasquale, dove si celebrano passione morte e resurrezione è come il grembo riassuntivo del tempo e della storia, anche delle nostre vite; in esso tutti i motivi e le azioni di ciò in cui crediamo, della Persona in cui crediamo, sono dati, regalati, resi visibili.
Ogni cosa grande ha bisogno di un’anticipazione, che ci aiuti a gustarla appieno quando questa verrà. Sabato 28 febbraio, presso la Parrocchia di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Torre Annunziata, tutti i giovani di Ac si ritroveranno – in serata, alle 19,30 – per celebrare assieme la Via Crucis, nelle vie attigue l’edificio sacro. Da sempre la tradizione orante della Chiesa ha posto questo rito in risalto tra tutte le devozioni dei fedeli, e noi vogliamo inserirci in questo secolare flusso. Da sottolineare il tempo e il luogo di questo rito. Per quanto concerne il tempo, la celebrazione comunitaria della via crucis è posta dall’Ac all’inizio del cammino quaresimale, quasi a voler sottolineare lo stile e l’impegno che possono (e in qualche misura devono) contraddistinguere il nostro avvicinamento alla Pasqua. Da più parti, forse è bene parlarne, la Via Crucis è percepita come un rito triste, greve, dalla colorazione nerastra, tutt’al più solo pio e commovente esercizio devoto. Qualcosa di poco “giovanile” insomma. Tutt’altro. Senza metterci a fare omelie: è un rito in cui si intrecciano gratitudine e serio realismo: gratitudine per la salvezza insperata ottenuta, serio realismo delle scene che si contemplano, che ci mette dinanzi alla serietà della vita e della fede che ci è stata affidata, all’altezza dell’impegno che queste richiedono. Una cosa per cuori giovani e affascinati, appunto.
Circa il luogo, Torre Annunziata, anche qui il simbolismo non deve passare inosservato: con i suoi mille problemi, col degrado sociale, culturale che l’avvolge, può rappresentare già da sola il “luogo che ha bisogno di essere salvato”, il luogo in cui la presenza del Signore, nell’impegno dei suoi discepoli, sorge come cogente bisogno. E può rappresentare qualcosa che va oltre se stessa: il mondo intero, che, in qualche modo, “aspetta” la via crucis, la salvezza che da essa si propaga.
Ai giovani di Ac l’invito caldo ad una presenza che vuole essere preghiera, contemplazione, aggregazione, appartenenza, testimonianza, rendimento di grazie, festa, segno.
Don Fernando, Tina, Pasquale e gli amici della commissione