Classi ponte: alcune osservazioni …

L’approvazione della mozione che propone l’istituzione di classi ponte ha suscitato forte clamore, non solo da parte dell’opposizione, ma anche da buona parte del mondo della scuola, che costantemente è impegnato in progetti di accoglienza ed inserimento dei bambini stranieri all’interno delle classi, dal mondo cattolico, da associazioni che si occupano di integrazione ed intercultura … l’elenco è davvero molto lungo

Basti scorrere i nomi dei firmatari dell’appello promosso dalla Cidis onlus che esprime un fermo “no” a qualsiasi forma di separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su bas etnica (www.cidisonlus.org/pdf/appello_adesioni.pdf).

Le premesse su cui si fonda tale mozione sono raccapriccianti. Si legge “il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela, quindi, un ostacolo per gli studenti stranieri che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e per gli alunni italiani che assistono a una penalizzante riduzione dell’offerta didattica a causa dei rallentamenti degli insegnamenti dovuti alle specifiche esigenze degli studenti stranieri”, quasi a dire che i problemi scolastici dei nostri bambini sono dovuti alla presenza in classe di bambini stranieri. Ed ancora “tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani nelle singole discipline”, come se le insegnanti abbiamo messo in atto una discriminazione in danno dei bambini italiani.

Le premesse non tengono in alcun conto dei progetti (tanti e così diversificati a seconda delle realtà) realizzati dalle scuole per curare l’accoglienza e l’inserimento dei bambini stranieri nelle classi con l’aiuto dei mediatori culturali.

Sembra quasi che sia stata scritta prima la soluzione, le classi ponte, e poi le premesse individuate proprio a giustificazione di una scelta politica, quella di riservare ai bambini stranieri, che non superano le prove ed i test, una classe “speciale”, dove frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutica all’ingresso nelle classi permanenti. La previsione, poi, di percorsi di educazione alla legalità ed alla cittadinanza, intesa come comprensione dei diritti e doveri (la mozione precisa meglio che si tratta di rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto alla legge del paese accogliente), rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente, sembra quasi giustificata dalla considerazione che i bambini stranieri ne abbiano maggiore necessità di quelli italiani, e che i primi siano più propensi alla devianza rispetto ai secondi.

Ecco perché la Caritas diocesana di Nola ha sottoscritto, facendo proprio l’appello, promosso dalla Cidis Onlus che esprime profondo dissenso per l’istituzioni delle classi ponte, da alcuni ribattezzate anche classi ghetto, ed indica anche delle soluzioni concrete che sottoponiamo alla vostra riflessione:

  1. distinguere e semmai differenziare gli interventi nella Scuola Primaria e Media Inferiore da quelli delle Scuole Superiori e Licei;
  2. considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute tra l’altro da Amministrazioni Comunali e Regionali) nell’ambito delle quali il problema della lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di apprendimento significativo;
  3. monitorare tali esperienze per diffonderle più estesamente, facendo attenzione a rispettare i diversi contesti ambientali;
  4. distribuire le presenze straniere nelle classi, rispettando la territorialità in modo da non creare gruppi in cui la presenza di italiani sia minoritaria;
  5. recuperare e valorizzare il percorso scolastico pregresso dell’allievo straniero (anche se non parla italiano, non vuol dire che non capisce niente e non sa niente);
  6. usare le discipline scolastiche come strumento per un’educazione alla conoscenza che tenga conto dell’ampiezza e dell’estensione dei saperi, nonché delle interconnessioni che esistono in tutti i campi delle attività umane;
  7. attivare concretamente l’inserimento e il successo scolastico di tutti gli allievi creando allo stesso tempo spazi di coesistenza educativa, mettendo in grado tutto il personale della scuola, in particolare i docenti, di far ricorso a nuovi strumenti professionali e di apprendere, attraverso un’adeguata formazione, modalità metodologiche/comunicative che tengano conto di tutte le diversità presenti nelle classi;
  8. attivare laboratori di sostegno linguistico anche fuori orario di scuola, ma ad essa organicamente agganciabili, in collaborazione con organismi e strutture dell’extrascuola specializzati;
  9. mettere a disposizione delle scuole le risorse finanziarie necessarie per attuare tali percorsi.

La Caritas diocesana, da cinque anni, organizza corsi di italiano per stranieri, consapevole che la conoscenza della lingua italiana è il primo strumento di interazione-integrazione tra cittadini italiani e stranieri. Nei corsi attivati quest’anno ci sono anche dei bambini, che accompagnano e sostengono le mamme in questo percorso in cui si impara l’ “ABC”, e si costruiscono relazioni significative che aiutano a vivere bene sul nostro territorio.

Noemi Nappi,
Responsabile Servizio Immigrazione
Caritas diocesana di Nola 

La mozione in breve …

Il Testo della Mozione di Roberto Cota,
capogruppo della Lega Nord,
sulle classi di inserimento o classi ponte,
approvata il 14 ottobre dalla Camera.

La Camera, premesso che:

  • il crescente fenomeno dell’immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano;
  • l’elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell’obbligo determina difficoltà oggettive d’insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti …

 

 

impegna il Governo:

  • a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione;
  • a istituire classi di inserimento che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti;
  • a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri;
  • a favorire, all’interno delle predette classi di inserimento, l’attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l’elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell’educazione alla legalità e alla cittadinanza: 1) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente); 2) sostegno alla vita democratica; 3) interdipendenza mondiale; 4) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; 5)rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente;
  • a prevedere l’eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.
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