Caro amico,
vorrei condividere con te delle perplessità derivate dalla lettura di alcuni dati legati alla situazione attuale della famiglia.
Qualche giorno fa mi è capitato sotto mano l’ultimo rapporto, redatto dall’Istituto di Politica Familiare, sullo studio della famiglia in Europa. I dati sono preoccupanti. In 25 anni dal 1980 al 2005 il numero dei matrimoni in Europa è diminuito del 22,3%. Su ogni due matrimoni celebrati se ne rompe uno. Nell’UE a 27 paesi, si rompe un matrimonio ogni 30 secondi e si supera il milione di divorzi. La Spagna risulta il paese con il tasso più alto di rotture matrimoniali, seguito dal Portogallo e dall’Italia.
Indubbiamente, il concetto di famiglia è divenuto, per così dire, indeterminato. Segno questo, come detto dal Cardinale Ratzinger, di un relativismo imperante che rappresenta la vera piaga dei nostri tempi. Assistiamo ad un degrado dei valori fondamentali, ad una concezione dell’indipendenza e del senso di responsabilità dei coniugi fortemente discutibili. Alla radice di questi fenomeni negativi, secondo la Familiaris Consortio, “sta spesso una corruzione dell’idea e dell’esperienza della libertà, concepita non come la capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, ma come autonoma forza di affermazione, non di rado contro gli altri, per il proprio egoistico benessere”.
Credo sia forte, in particolar modo, nelle generazioni moderne, l’idea che il matrimonio, ormai obsoleto, abbia ceduto il passo alle “unioni di fatto”.
A compromettere, ulteriormente, lo stato di salute della famiglia ci sono anche problemi di natura economico-sociali: carenza di servizi; il costo delle case e degli affitti; la disoccupazione; la precarietà.Alla luce di questa analisi, che, certo, non lascia spazio all’ottimismo, mi chiedo cosa fare.
Non possiamo nascondere che, spesso, siamo proprio noi sposi cristiani che, col nostro modo di vivere l’esperienza del matrimonio, scoraggiamo molti giovani in procinto di compiere il “grande passo”. Siamo noi sposi cristiani che non riusciamo a trasmettere ai giovani la bellezza del matrimonio vissuto come esperienza di com-unione fra due persone che si donano reciprocamente sino a formare una sola carne.
Credo, sia opportuno ribadirci, allora, quale è il vero significato del matrimonio e della famiglia nel disegno di Dio, attraverso la rilettura di alcuni frammenti di documenti della chiesa.La Gaudium et Spes, afferma che la famiglia è costituita quale “intima comunità di vita e di amore” che riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore. Dio nella famiglia ha riversato l’intimo di se stesso. In virtù di ciò l’amore coniugale ricerca un amore che abbia il sapore dell’eternità e della fedeltà. Nella Familiaris Consortio si legge che l’indissolubilità del matrimonio trova la sua verità ultima nel disegno che Dio ha manifestato nella sua Rivelazione. Egli vuole e dona l’indissolubilità matrimoniale come frutto, segno ed esigenza dell’amore assolutamente fedele che Dio ha per l’uomo e che il Signore Gesù vive verso la sua chiesa”. Lo stesso Benedetto XVI al V incontro mondiale delle famiglia a Valencia dice che “la famiglia cristiana è chiamata chiesa domestica, perché manifesta e attua la natura comunionale e familiare della chiesa come famiglia di Dio”.
Queste verità a riguardo, devono sollecitare noi sposi cristiani a vivere un amore autentico sempre nuovo. Un amore che sa ricominciare sempre, che realizza in se stessa il Regno di Dio e che sappia contagiare gli altri.
Giampiero Di Vuolo