Dal micro al macro. Benedetto XVI con il suo messaggio per la Giornata mondiale per la Pace ci ricorda, in poche righe, quanto il concetto di pace non sia un ideale astratto e lontano da noi, che ci fa pensare “bello, magari si potesse… ma io che possa fare?”, ma una qualcosa di tangibile, concreto e per il quale tutti siamo chiamati a fare qualcosa.
Benedetto XVI sottolinea, infatti, qual è il nucleo primario della società: la famiglia e come tutta l’umanità possa essere associata ad una grande famiglia in cui tutti percorriamo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle.
Partendo da questo semplice, quasi banale e, quindi dimenticato, concetto ribadisce come all’interno della famiglia, “il luogo primario dell’umanizzazione”, si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace famiglia che ha il dovere di educare a determinati valori i propri componenti. E ai diritti, è noto, si associano sempre dei diritti è questo un punto meritevole di speciale riflessione: tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell’attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace. In particolare, i mezzi della comunicazione sociale, per le potenzialità educative di cui dispongono, hanno una speciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia, nell’illustrarne le attese e i diritti, nel metterne in evidenza la bellezza.
Ma la famiglia, prima agenzia di pace, non è che il nucleo primordiale di una umanità che può essere intesa come una grande famiglia in cui tutti percorriamo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle. Ecco, allora, che gli elementi fondamentali della vita familiare diventano base per la costruzione della pace “globale”.La cura della casa diventa l’attenzione che tutta l’umanità deve dare alla sua dimora, che è la Terra, l’ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità. Dobbiamo avere cura dell’ambiente: esso è stato affidato all’uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti.
Altro aspetto portante della pace familiare è la condivisione di ideali e valori spirituali ed etici. Fondamentale è poi che a nessuno manchi il necessario e che la gestione familiare sia senza sprechi e senza eccessi. Ciò vale anche nelle relazione personali, infatti il venir meno di questa componente ha come conseguenza l’incrinarsi della fiducia reciproca a motivo delle incerte prospettive che minacciano il futuro del nucleo familiare.
Il tutto trova, ancora, riscontro nelle dinamiche globali.Insomma: quest’anno il Papa ha detto con forza che tutti possiamo costruire concretamente la pace, perché solo crescendo in un clima di condivisione, dialogo, equità è possibile riproporre su larga scala tali valori condivisi.