21 ottobre 2007: il Papa a Napoli

Ore 7,40 Napoli, Stazione marittima. Tutta la piazza è transennata, dappertutto ci sono forze dell’ordine, volanti della polizia, volontari e crocerossine. Da lontano si vede il palco e il maxischermo. All’ingresso, i volontari, con la peculiare maglietta gialla con su stampato il motto “ ‘A Maronn’ c’accumpagn’ ”, controllano e strappano i pass.

Ore 8,10 lo spiazzale si è riempito di giovani, foulard colorati e bandiere; intorno al palco si canta, si prega e si balla al ritmo della chitarra di un giovanissimo frate francescano. Lo speaker interviene e annuncia che l’elicottero del Papa è appena decollato da Roma, quindi illustra il programma della mattinata.

Ore 8,40 il freddo è pungente ma si continua a cantare, ballare, gioire, giocare, parlare e soprattutto aspettare! Ogni tanto cade qualche gocciolina di pioggia, il sole è dato per disperso.

Ore 9,10 lo speaker annuncia che l’elicottero del Papa sta per arrivare. Tutti si avvicinano alle transenne che delimitano il percorso verso Piazza Plebiscito. L’emozione comincia a farsi sentire, tutti aspettano con ansia, gioia e speranza il momento tanto atteso. Nel frattempo passa un lungo corteo di “auto blu” scortate da motociclisti della Polizia. Dietro i vetri scuri delle auto s’intravedono alcune autorità: il cardinale di Napoli, il presidente del consiglio, il sindaco di Napoli, il ministro della giustizia.

L’emozione si fa fortissima quando passa la papamobile vuota, seguita da due gendarmi in divisa e con i pennacchi sul cappello. Poco dopo si sente un elicottero avvicinarsi: con il fiato sospeso tutti guardano in cielo; ma non è l’elicottero tanto atteso.

Ore 9,35 Il tempo passa, l’attesa si fa sempre più esasperante. Inizia una sottile pioggerella, si aprono gli ombrelli; poi d’improvviso si sente un rombo nel cielo, tutti si voltano e alzano la testa: un grande elicottero bianco volteggia nel cielo grigio. Ratto si diffonde un gran vociare: «Si! è lui! È l’elicottero del papa!». Esplode la gioia, l’emozione si fa grandissima. Tutti preparano i telefonini e le macchine fotografie. C’è chi intima di chiudere gli ombrelli. Tutti aspettano con ansia il passaggio del successore di Cristo.

L’elicottero atterra ma non è possibile vede lo sbarco del pontefice e il saluto delle autorità.

Dopo poco, appare da lontano la sagoma della papamobile; all’interno c’è il Papa, infreddolito e avvolto in un cappotto bianco, in compagnia del cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, tutto vestito di rosso. L’emozione è fortissima, indescrivibile, intensa, carica di devozione.

Per pochissimi secondi fissiamo l’immagine di Benedetto XVI, il successore di Pietro. Poi con il cuore colmo di gaudio, seguiamo l’auto del papa proseguire il suo cammino verso Piazza del plebiscito.

Ore 9,50 la papamobbile raggiunge l’altare eucaristico allestito davanti alla monumentale Basilica dedicata a San Francesco di Paola. La pioggia si intensifica e il freddo si fa pungente, la grande piazza si riempie di ombrelli ed impermeabili colorati. Stipati sotto l’imponente pensilina della stazione marittima, i tanti giovani giunti ad accogliere il Papa, partecipano alla Santa Messa seguendola dal maxischermo.

La pioggia incessante e il vento gelido accompagnano lo svolgimento della funzione.

Affettuoso e corale il saluto di benvenuto del cardinale di Napoli Crescenzio Sepe a Sua santità Benedetto XVI.

Durante l’omelia il Papa, dopo aver salutato gli abitanti e tutti i fedeli partenopei, ha ringraziato l’arcivescovo Sepe, riconoscendone lo zelo apostolico e le doti di mente e di cuore.

Meditando sulle letture domenicali, Benedetto XVI ha posto in risalto, come tema principale, la preghiera e la necessità di pregare sempre senza stancarsi: «La forza che in silenzio e senza clamori cambia il mondo e lo trasforma nel Regno di Dio, è la Fede; espressione della fede è la preghiera. Quando la preghiera si fa perseverante, insistente, diventa un gemito dello spirito, un gemito dell’anima che penetra il cuore di Dio. In tal modo la preghiera diviene la più grande forza di trasformazione del mondo. Di fronte a realtà sociali difficili e complesse, come sicuramente è anche la vostra, occorre rafforzare la speranza, che si fonda sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile. E’ la preghiera a tenere accesa la fiaccola della fede».

Dopo aver ricordato gli esempi biblici presentati dalle letture, il Pontefice ha menzionato alcuni mali della città: la povertà, la carenza d’alloggi, la disoccupazione, la mancanza di prospettive future e soprattutto la violenza, precisando che : «Non si tratta solo dei delitti della camorra, ma anche del fatto che la violenza tende a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale…con il rischio di attrarre soprattutto la gioventù».

Papa Ratzinger ha poi invitato a reagire e ad intensificare gli sforzi e le strategie di prevenzione, puntando sulla scuola, sul lavoro, e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero: «è necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni». Nel discorso il Papa ha anche rammentato che «la preghiera cristiana, espressione della fede; è l’arma dei piccoli che ripudiano ogni tipo di violenza e che ad essa rispondono con la non violenza evangelica».

Infine il Capo della Chiesa ha ricordato il suo beneamato predecessore Giovanni Paolo IIche visitò Napoli nel 1979 e nel 1990, e ha sollecitato la comunità cristiana a far crescere una fede autentica e una salda speranza, capace di contrastare efficacemente lo scoraggiamento e la violenza. «Il seme della speranza è forse il più piccolo, ma può dar vita ad un albero rigoglioso, e portare molti frutti».

Amedeo Pulcrano

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